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MAMMA LI TALIANI

17 marzo 2010 0 commenti

107457Paura a Doha, dove il 13 marzo scorso s’è aperta la 15esima Conferenza delle Parti della CITES, la Convenzione internazionale sul commercio internazionale di specie a rischio.
Senegal, Mauritania, Ghana e Guinea Bissau hanno paura di noi. Dei nostri pescherecci.
Voterebbero l’inclusione del Tonno rosso (Thunnus thynnus) nell’Appendice 1 della CITES – impedendone l’esportazione verso il Giappone (la vera causa dell’overfishing della specie in Mediterraneo) – ma vogliono sapere che fine faranno le nostre “navi da guerra”: le tonnare volanti, quei pescherecci, lunghi fino a 40 metri, efficacissimi nel pescare il tonno quando si “imbranca” ¬per riprodursi. Hanno paura che se non potranno pescare tonno in Mediterraneo emigreranno nei mari africani. E nessuno sa cosa succederà. E tutti fanno di tutto per non volerlo sapere.
Quest’anno lo stato italiano ha stanziato 13 milioni di euro per pagare una moratoria alla pesca al tonno con le tonnare volanti (“tutte in porto”) e 27 milioni di euro per pagare l’arresto definitivo di tutte quante faranno richiesta. Non pochi soldi. Visto che paga “Pantalone”.
Non pochi soldi visto che sempre “Pantalone” attraverso la Comunità Europea ne aveva stanziati, negli ultimi 10 anni, almeno 34,5 di milioni di euro per costruirle, anche se a onor del vero non solo per quelle italiane.
Nel 2005 in Italia erano attive 87 tonnare volanti. Nel 2009 erano 49, di queste, nel 2010, 22 hanno chiesto il finanziamento per l’arresto definitivo. Ma cosa succederà se il Tonno rosso non verrà incluso nell’Appendice 1? Se potrà comunque essere esportato per il palato dei giapponesi, che hanno già comunque detto che se ne fregheranno di ogni divieto, bando, o inclusione di sorta nella Appendice 1 CITES?
Cosa decideranno i nostri armatori? Si prenderanno gli ennesimi soldi pubblici e rottameranno le tonnare volanti o andranno a svuotare i mari dell’Africa occidentale? Legalmente, visto che i governi di quelle nazioni per il bene delle loro casse, e per il male delle loro popolazioni, venderanno senza troppo pensarci le quote di pesca all’Europa.
Che prendano i miei soldi! E che non vadano a “raspare” i fondali africani! Questa – a mio avviso – l’unica scelta logica.
Poi basta, però!

PS: Parla più una foto di tante parole: pescatori senegalesi e pescatori spagnoli in acque africane (foto di © Jo Benn / WWF-Canon)