Vongole al “nero” di Lambro
Sono “lumbard”, in senso geografico.
Sono “lumbard”, nel senso del dovere.
Prima di Dio c’è il lavoro. E me ne vanto. Siamo fatti così.
Sono “lumbard”, ergo conosco il Lambro, anche se meglio conosco l’Olona, 131 chilometri di fiume tutti “lumbard”. Ho conosciuto da bambino il loro odore, il grigio tortora delle loro acque. Poi ho anche visto, con occhi stupiti alla Marcovaldo, il Boesio (torrentello più che fiume) tingere d’azzurro e violetto le acque del Lago Maggiore. Mi si dirà: “Altri tempi”. Non mi sembra. Ho visto il Lambro tingersi di nero e macchiare l’Adriatico. Mi raccontano di vongole che muoiono in massa. Leggo di germani reali, che – dopo la “marea” nera – , sebbene curati secondo tutti i crismi (imparati con lo sversamento della Prestige), sono tutti morti.
Non sono “lumbard” in senso politico. Ma leggo oggi che il Nord è della Lega. Leggo dichiarazioni che la vittoria leghista è dipesa dal buon governo sul territorio. E il Lambro? E la Pianura padana? E le vongole del Veneto? Dov’e’ il senso del dovere “lumbard” per l’ambiente? Urge. Urge come non mai!
Zaia lo sa che se il Lambro sputa ancora … il Veneto rischia grosso? Rischia danni naturali ed economici: i servizi ecosistemici forniti dal sistema deltizio sono tanti. Su tutti il Parco del Delta del Po e la pesca delle vongole.
“ Adeso ‘sti mona del WWF difendi anche e peverasse! [le vongole; n.d.r.]”.