Lazio, truffa dei CDR: in 13 in manette. Sequestrato il termovalorizzatore di Colleferro
Gli operai del termovalorizzatore di Colleferro hanno annotato sui registri tutto e minuziosamente: “munezza”, “pezzatura grossa o “scadente” per riferirsi al combustibile derivato da rifiuti, il CDR che finiva nell’inceneritore. Ma quelle diciture in realtà, nascondevano il fatto che nei forni ci finiva di tutto: dai pneumatici all’eternit, ma nessuno poteva né parlare né deunciare altrimenti si rischiavano azioni di mobbing e ricatto, da parte della dirigenza.
E’ l’agghiacciante scoperta fatta dai carabinieri del NOE (Nucleo operativo ecologico) di Roma che da ieri hanno messo in atto una maxi-operazione di verifica e controllo del CDR dopo un anno di indagini in Lazio, Puglia, Campania e Toscana.
La truffa era stata organizzata per bene e in manette sono finiti in 13, e vi prendevano parte uomini e mezzi degli impianti di trattamento e recupero, intermediari, laboratori d’analisi, gestori di rifiuti, che classificando ogni genere di rifiuto come CDR di fatto ne autorizzavano l’ingresso nel termovalorizzatore. Nella truffa, ma sarebbe meglio parlare di crimine, pocihè al vaglio degli inquirenti i danni causati alle persone e all’ambiente perché i fumi, con quel genere di rifiuti bruciati non sono stati filtrati, compaiono anche liberi professionisti, per lo più chimici che hanno redatto i certificati di analisi che attestavano dati falsi sulla natura dei rifiuti da bruciare. Con questo “giochetto” sono stati intascati gli incentivi statali CIP6.
Via| Gazzetta del Mezzogiorno
Foto | Flickr