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Bruxelles, bloccati i ministri europei delle finanze: in manette 300 attivisti di Greenpeace

11 marzo 2009 0 commenti

Attivisti di Greenpeace in azione a Bruxelles

Il bilancio dell’ultima azione di Greenpeace vede 300 attivisti arrestati e i ministri delle finanze europei tenuti sotto benevolo ostaggio nella sede dell’Ecofin a Bruxelles. I ragazzi terribili dell’attivismo ambientalista, provenienti da venti paesi e tra di loro anche 18 italiani, hanno impedito, senza violenza, ai ministri di uscire dall’edificio e hanno portato alla loro attenzione la campagna Salvar€ il clima.

In pratica si sono incatenati agli ingressi, ma la polizia belga ha messo in campo una squadra antisommossa mentre il servizio di sicurezza dell’Ue ha sigillato l’edificio: sono finiti all’ospedale 5 attivisti di cui uno con le costole rotte. Per ora sono ancora tutti in caserma in attesa di conoscere le decisioni le giudice.

Attivisti di Greenpeace in azione a Bruxelles
Attivisti di Greenpeace in azione a Bruxelles Attivisti di Greenpeace in azione a Bruxelles Attivisti di Greenpeace in azione a Bruxelles

Dice Giuseppe Onufrio direttore di Greenpeace Italia:

I ministri dell’Economia stanno concedendo alle banche e ai loro manager miliardi di soldi dei contribuenti, ma non ancora sborsato un singolo centesimo di euro per affrontare la crisi del clima. Se il Pianeta fosse stato una banca, lo avrebbero già salvato. I Paesi dell’UE hanno già dato in varie forme 1700 miliardi di euro alle banche: è come se ciascun cittadino europeo avesse invitato una banca a cena, una volta alla settimana per un anno, spendendo 63 euro. I nostri leader non sono riusciti a dare una risposta ai segnali d’allarme della crisi finanziaria e ora noi ne stiamo pagando il prezzo. Non possiamo permettere che commettano lo stesso errore con la crisi del clima. Ci vuole subito un consistente investimento per prevenire i cambiamenti climatici in corso. In caso contrario ci giocheremo, letteralmente, il Pianeta

Il 19 e 20 marzo si incontreranno Bruxelles i capi di Stato europei per firmare definitavemnte l’impegno finanziario verso i Paesi in via di sviluppo per aiutarli a combattere il cambiamento climatico. Ed ecco, in proposito cosa propone concretamente Greenpeace:

Greenpeace crede che le risorse finanziarie dovrebbero ammontare almeno a 110 miliardi di euro l’anno, da qui al 2020, di cui 35 miliardi dovrebbero essere a carico dell’Unione
Europea. Il sostegno finanziario complessivo (cfr. allegato) ai Paesi in via di sviluppo dovrebbe essere così suddiviso:
- 40 miliardi di euro/anno per lo sviluppo di fonti rinnovabili
- 30 miliardi di euro/anno per ridurre la deforestazione e i suoi effetti sulle comunità locali
- 40 miliardi di euro/anno per misure di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici.
Greenpeace appoggia la proposta di creare un robusto meccanismo finanziario sotto il controllo delle Nazioni Unite, all’interno dell’accordo di Copenhagen, per raccogliere le
risorse economiche facendo acquistare ai Paesi industrializzati una quota parte dei permessi ad emettere emissioni di gas serra.

Via | UnoNotizie, Greenpeace Italia
Foto | Courtesy Greenpeace

» La responsabilità finanziaria dell’Europa per un accordo globale sul clima
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