I calabresi truffati dagli impianti eolici?
Mauro Francesco Minervino è un antropologo che ha pubblicato recentemente il libro La Calabria brucia (Ediesse 190 pp. 10 euro) in cui dedica un capitolo alle installazioni eoliche in Calabria, o meglio, in quello che lui definisce un territorio già martoriato e mortificato dalla speculazione edilizia, abusuvismo, incendi e alluvioni.
Dunque dopo la voce dei sindaci del no agli impianti eolici (tra cui Vittorio Sgarbi, Rosario Crocetta e Vincenzo Greco) sopratutto in Sicilia e Abruzzo-Molise, anche la Calabria si inserisce in un contesto di territorio sfruttato e in cui le soluzioni energetiche adottate, nel caso l’eolico, nulla hanno a che fare con scelte ambientaliste e con una politica lungimirante in materia di approvvigionamento energetico.
Ecco in quattro punti perché, secondo Minervino, la Calabria è stata truffata, per l’ennesima volta dall’affaire eolico.
Non c’è bisogno di altra energia.
Credo che la corsa all’oro dei mulini a vento può distruggere del tutto quel poco che resta di uno tra i paesaggi più belli d’Italia. L’affare è nelle mani di nuovi improvvisati magnati del vento e del solito sottogoverno politico-mafioso che da noi fa il bello e il cattivo tempo. Opporci è un altro dei doveri civici a cui manchiamo. Infatti contro i mulini a vento non ho visto levarsi molte proteste in giro. Non sono stati certo gli “ambientalisti” nostrani a opporsi a questi progetti, anzi. Mi chiedo poi a che serve l’eolico in una regione senza industrie che di energia ne ha già da vendere.
Il miracolo della moltiplicazione dei “certificati verdi”.
È una strana tribù postmoderna quella degli “sviluppatori”, autentici sciamani dell’intermediazione dell’eolico in Calabria. Ma il troppo stroppia. I loro troppi miracoli col vento a un certo punto si sono impigliati e sono finiti nel mirino della Procura di Paola. Insieme ai loro referenti politici. Il pm Eugenio Facciolla ha iscritto nel registro degli indagati ex assessori e funzionari regionali. A metterli nei guai è stato un altro imprenditore del settore, il rampante Mario Nucaro. […]Il risultato di questo dispiego di carte e inchieste è il solito: la Calabria produce la miseria 4 mila kwh sui 4 milioni prodotti in tutta Italia. E per giunta verificabili solo sulla carta. […]Le sovvenzioni all’eolico in Italia sono le più alte e le più ricche d’Europa. Il prezzo dei certificati verdi è il più generoso del Continente. E così da noi, e in Calabria soprattutto, gli impianti eolici sono diventati un affare. Che attrae grandi aziende internazionali. Ma anche la criminalità che controlla i territori.
L’eolico porta posti di lavoro. Ma quando mai!
Tutti sanno che i parchi eolici installati nel subappennino calabro al massimo impegnano quattro o cinque lavoratori veri. Per un motivo molto semplice: le pale eoliche non richiedono manutenzione, arrivano già belle e pronte su enormi tir, vengono issate sui cocuzzoli e l’unico intervento importante da fare dopo averle piantate è quello di realizzare sui terreni le strade di servizio. Altra speculazione, altre brutture che sfregiano il paesaggio in modo definitivo.
L’eolico conviene a politici compiacenti e a interessi malavitosi.
Politica e interessi malavitosi si saldano specie quando il potere in Calabria si baratta con le risorse pubbliche, con i beni indisponibili dell’ambiente e della natura, con la terra di un demanio su cui dominano e spadroneggiano i prepotenti. Anche i privati proprietari dei suoli dove sono ubicate le turbine traggono dai mulini un reddito superiore a quello che ricaverebbero dai raccolti o dal pascolo.