Pirati somali anche sentinelle ambientali?
Le notizie degli ultimi giorni ci dicono che nell’ Oceano indiano e Golfo di Aden si sta svolgendo una delle guerre più cruente tra pirati e equipaggi di navi mercantili. Nato e Europa iniziano a pensare di prendere seriamente provvedimenti per contrastarli. Eppure per i somali i pirati sono anche delle sentinelle ambientali.
Spiega Michael Vazquez:
Ma mentre gli europei si sentono in diritto di proteggere i loro interessi commerciali nella regione, i nostri pirati sono stati l’unico deterrente che avevamo per evitare un disastro ambientale imposto dall’esterno. Nessuno ci può dire che alcune delle navi che sono state sequestrate non fossero coinvolte in attività illegali nelle nostre acque.
La pirateria in Somalia inizia nel 1992 dopo una serie di vicissitudini politiche, e secondo i somali svolge anche un ruolo di controllo e contrasto alla pesca illegale che depreda le acque somale senza che il Governo sia mai intervenuto in alcuna maniera.
Scrive matteofraschinikoffi:
La pesca illegale in Somalia vale circa 90 milioni di dollari l’anno e si stima che le acque prospicenti il martoriato Paese, da decenni in preda al caos e alla violenza, possano produrre annualmente tra le 300 e le 500mila tonnellate di pesce. […] Secondo il ricercatore Abdirahman Kulmiye, in media sono attive 300 imbarcazioni nelle acque della regione del Puntland e almeno 700 nel resto della Somalia. Esse mirano soprattutto a gamberi, aragoste e specie simili, che in Europa si vendono a un prezzo molto elevato. […] Dei 104 registrati ufficialmente tra il 1991 e il 2006, la maggioranza ha riguardato proprio pescherecci. Solo negli ultimi anni sono state prese in ostaggio cinque imbarcazioni keniane, tre russe, tre italiane, e due coreane ( la maggioranza delle flotte ‘ illegali’ provengono da Kenya, Corea, Taiwan e Thailandia).
In questo contesto illegale e violento fanno capolino due aziende una svizzera e l’altra italiana: la Achair Partners e la Progresso. Dopo lo tsunami del 2004 furono ritrovati sulle coste somale rifiuti pericolosi rilasciati da alcuni container. Come riporta il Times:
Abdullahi Elmi Mohamed, docente somalo che lavora in Svezia ci ha detto che i rifiuti erano smaltiti con 8 dollari a tonnellata mentre in Europa il trattamento per smaltire i rifiuti tossici sarebbe costato 1000 dollari a tonnellata.
E dal 2004 la gente della Somalia che vive vicino a quelle coste si ammala di cancro. Spiega Michael Vazquez:
Nick Nuttall, portavoce per il Programma ambientale delle Nazioni Unite, afferma che i contenitori contenevano diversi tipi di rifiuti, compresi i”Uranio, rifiuti radioattivi, piombo, cadmio, mercurio e rifiuti chimici.” L’inviato delle Nazioni Unite per la Somalia, Ahmedou Ould-Abdallah, dice che la pratica continua ancora oggi. E ’stato dopo questa scoperta che i pescatori locali si sono mobilitati, insieme con le milizie di strada, per andare nelle acque occidentali e scoraggiare a chiunque passaggio per evitare di istruggere completamente la vita acquatica in Somalia.
Via | redgreenandblue
Foto | black african woman