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L’ecocidio di Dubai

20 aprile 2009 0 commenti

La skyline di Dubai

Si può ammazzare un ecosistema? Si può ammazzare il deserto? Non lo so, ma di certo la Disneyland per adulti messa su a Dubai rischia di diventare un killer micidiale per l’ambiente. Leggo di questo in un un articolo The dark side of Dubai a firma di Johann Hari su The Independent, che davvero getta una luce spettrale sulla città che oggi rappresenta il massimo dei consumi del Pianeta.

Dubai è nel deserto e non ha acqua, ma ne consuma in maniera spopositata. L’acqua a Dubai costa più del petrolio che si estrae. L’acqua a Dubai viene presa dal mare, desalinizzata con un enorme uso di energia e di emissioni di C02 e viene usata non solo per bere, ma per innaffiare il deserto, per alimentare uno dei campi da golf più grandi al mondo, il Tiger Woods Gold Course che ha bisogno di circa 16milioni di litri di acqua al giorno.

Spiega Mohammed Rouf Direttore ambientale del Gulf Research Center:

Questo è il deserto e stiamo cercando di sfidare il suo ambiente. Non è molto saggio: se si sfida il deserto si perde. Se la recessione si trasforma in depressione a Dubai potrebbe esaurirsi l’acqua. Al momento, abbiamo riserve finanziarie che coprono le spese per portare l’acqua dal mare al deserto. Ma dovessimo avere minori ricavi - se, ad esempio, il mondo passerà ad una fonte di energia diversa da quella del petrolio … - e scuote la testa- ci saranno grandi problemi. L’acqua è la principale fonte di vita. Sarebbe una catastrofe. Dubai ha riserve di acqua per una settimana, non c’è quasi nessun deposito. Non sappiamo che cosa succederà se le nostre forniture vacilleranno. Sarebbe difficile sopravvivere.

Di contro a Dubai l’inquinamento dell’acqua si sta facendo sentire. Riferisce The Independent che ha intervistato una testimone che è voluta rimanere anonima per paura di perdere il visto a propostito del mare, che:

L’acqua è peggiorata. Le persone sono sempre molto malate. Infezioni degli occhi, delle orecchie, allo stomaco, eruzioni cutanee. Stanno pompando tossine in mare, nella loro principale attrazione turistica. Se ci saranno problemi in futuro vi dico come reagiranno: negheranno ciò che sta succedendo e procederanno fino al disastro totale.

Scrive infine Hari, nel suo splendido articolo:

La mia ultima notte in Dubai Disneyland, mi fermo sulla strada per l’aeroporto, in un Pizza Hut in un inrocio infinito di strade. E ‘identico a quello vicino al mio appartamento a Londra, sotto ogni aspetto, anche il decor color vomito. La mia mente è ronzante e distratta. Forse mi ha disturbato Dubai tanto, penso, perché qui, l’intera catena di approvvigionamento globale è condensata. Molti dei miei prodotti sono realizzati da popolazioni in semi-schiavitù alla disperata ricerca di una possibilità a 2000 miglia di distanza, e l’unica differenza è che qui, sono solo due le miglia di distanza, e posso arivare a intravedere i loro volti. Dubai è fondamentalmente la globalizzazione del mercato in una sola città. Chiedo alla ragazza filippina dietro la cassa se le piace stare qui. “Va bene”, mi dice cauta. Davvero? Io dico. Non posso starci. Lei sospira con sollievo e dice: “Questo è il luogo più terribile! Lo odio! Sono stata qui per mesi, e poi ho capito - tutto a Dubai è falso. Tutto quello che vedi. Gli alberi sono falsi, i contratti dei lavoratori sono falsi, le isole sono false, i sorrisi sono falsi - anche l’acqua è falsa! ” Ma lei è intrappolata, dice. Si è indebitata per venire qui e è bloccata per tre anni. “Credo che Dubai sia come un’oasi. Si tratta di una illusione. Pensi di avere visto l’acqua in lontananza, ma ti avvicini e hai solo un sorso di sabbia”.

Foto | Flickr