Il web è affamato di energia: Google si difende
Più volte abbiamo parlato del fatto che i data center, ma che internet in genere, siano dei divoratori di energia. La risposta più immediata è: spegniamoli! Ovviamente non è così semplice girare l’interruttore, non solo per le abitudini consolidate di oltre 1 miliardo e mezzo di utenti nel mondo, ma anche perché sulla rete viaggiano informazioni che diversamente viaggerebbero in altra maniera consumando, nella migliore delle ipotesi, altrettanta energia.
La questione, questa volta è stata sollevata da Bobbie Johnson su The Guardian con l’articolo Web providers must limit internet’s carbon footprint, say experts che scrive:
Con più di 1,5 miliardi di persone online in tutto il mondo, gli scienziati stimano che l’impronta ecologica della rete è in crescita di oltre il 10% ogni anno. Questo porta molte aziende che oprano in internet ad un salto nel buio: i costi energetici crescono a causa della loro crescente popolarità, mentre allo stesso tempo i loro introiti pubblicitari sono inghiottiti dalla recessione.
E Google gli ha risposto. Dopo il salto la nota inviata a Bobbie.
Ed ecco cosa scrive Google, peraltro risposta pubblicata anche sul loro blog:
Nel giugno 2007 Google si è impegnato volontariamente a diventare un azienda a emissioni zero. Per onorare questo impegno, abbiamo calcolato la nostra impronta ecologica globale e seguito offset di alta qualità e lavorato con terzi affinché attestassero la bontà delle nostre compensazioni. Attraverso questo processo, abbiamo neutralizzato tutte le emissioni per il 2007 e parte delle emissioni del 2008. Continueremo a investire in progetti di compensazione fino ad arrivare completamente alle emissioni zero.
Google nel suo quartier generale di Mountain View ha installato 9212 pannelli solari (nella foto) che coprono il 30% del fabbisogno energetico e che basterebbero a 1000 famiglie, come pure è sottolineato dallo stesso Google.
Bobbie nel suo articolo, si dice convinto della bontà delle dichiarazioni di Google, ma il discorso vale anche per youtube o Twitter o Facebook e sposta l’asse dal punto di vista economico sostenendo che forse questo gioco di consumi di energia, scarsi introiti (vedi le ultime vicende di youtube) portaranno problemi ai colossi di internet.
Personalmente non è questo il punto di vista che mi interessa. L’energia che consumano e che consumiamo con loro è effettivamente tanta e credo anche a Google quando sotolinea il suo impegno per giungere alle emissioni zero. Ma effettivamente se non bastano quasi 10mila pannelli solari a fornire energia al solo quartier generale viene da pensare che la strada da percorrere è davvero lunga.
Foto | Google