Le creme solari distruggono la barriera corallina
Le creme solari, quelle che usiamo per proteggere la pelle dalle radiazioni solari, una volta entrate in contatto con l’acqua di mare e discioltesi causano danni irreparabili, fino alla morte, alle barriere coralline. Ad essere sotto accusa sono le creme con filtri chimici mentre sono assolte quelle con filtri fisici quali titanio e caolino.
La scoperta è italiana e proviene dal Dipartimento di Scienze del Mare dell’Università Politecnica delle Marche diretto dal professore Roberto Danovaro i cui risultati delle sue ricerche sono stati pubblicati su Nature News e National Geographic.
Spiega Danovaro:
I danni sono provocati esclusivamente da creme solari con filtri chimici. Non hanno lo stesso effetto i prodotti ottenuti con filtri fisici. La ricerca è partita dalla osservazione dello sbiancamento delle barriere. Si è arrivati alla conclusione che il fenomeno consegue, oltre che all’aumento della temperatura globale, dell’inquinamento e ai raggi ultravioletti, anche all’esposizione a una dose anche minima di creme solari contenenti filtri chimici. Anzi, l’effetto è decisivo, e non dipende dal tempo o dalla consistenza quantitativa di esposizione. Tali filtri infatti scatenano agenti virali latenti, e la conseguente infezione: s’innesca dunque un effetto a catena che può danneggiare seriamente l’esosistema delle barriere. Come fare? Semplice, adottare le creme solari a filtri fisici, come il titanio, il caolino… insomma quelli più usati per la protezione totale della pelle dei bambini. Il rischio è grande. La soluzione è a portata di mano.
Dopo il salto l’aggiornamento richiesto sulle sostanze contenute nelle creme solari e responsabili della distruzione delle barriere coralline.
I filtri solari chimici sotto accusa sono, come riporta scienzeonline:
parabene, cinnamato, benzofenone e derivati della canfora. La concentrazione di filtri solari utilizzata nei modelli sperimentali si basa sui limiti previsti dalla Food&Drug Administration americana, ossia 2 mg per centimetro quadrato, limite di gran lunga inferiore, fanno sapere gli scienziati italiani, rispetto alla quantità di crema effettivamente usata dai turisti.
Effetti sulla barriera corallina
Secondo lo studio italiano alcuni ingredienti presenti nelle creme solari sarebbero in grado di favorire la produzione di un virus nella zooxanthella, alga unicellulare che già vive in simbiosi con il corallo e artefice, attraverso il passaggio del nutrimento con la fotosintesi del colore brillante. Scrive Scienzeonline:
In caso di infezione latente, i virus si moltiplicano, distruggono progressivamente l’alga e si propagano nell’ambiente marino circostante, infettando le barriere coralline, che, private della protezione del loro simbionte, perdono i pigmenti fotosintetici e muoiono. Le prove sperimentali hanno dimostrato che lo “sbiancamento” del corallo si verifica sia ad alte che a basse concentrazioni di filtri ultravioletti. Se ne deduce che gli stessi danni possono essere provocati anche da concentrazioni più basse di quelle usate nei test di laboratorio.
Via | VivereMarche
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