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Il Ministro Zaia e il miracolo della rivolta del latte

21 luglio 2009 0 commenti

Luca Zaia Una torrida giornata di luglio fa da sfondo ad una protesta che se tutto va bene, continuerà anche domani: gli allevatori e produttori di latte di Coldiretti, sempre più braccio agricolo del Ministro Zaia, sono al Valico del Brennero con l’obiettivo di difendere il latte italiano, di bloccare l’arrivo di latte europeo, per la maggior parte dalla Romania, di chiedere che sulle etichette del latte e dei formaggi sia indicata la provenienza.

Scrive Coldiretti sul suo sito:

L’obiettivo di difendere il Made in Italy dalle stalle allo scaffale dei supermercati attraverso una etichettatura trasparente sui prodotti alimentari importati sarà sostenuto da blitz che si svilupperanno contemporaneamente in luoghi strategici in tutte le Regioni italiane e che saranno opportunamente comunicati.

Intanto, dall’aggiornamento di Coldiretti si scopre che:

Ci sono mozzarelle tedesche dirette in Campania, pomodori olandesi richiesti da cooperative di Trento e Verona, ma anche cagliate della Germania dirette a Ravenna in camion conservanti in condizioni di dubbia igiene, pomodori e peperoni olandesi destinati al Triveneto, concentrato di succo d’arancia per Messina. Sono centinaia i camion fermati e controllati finora dagli agricoltori Coldiretti grazie alla grande collaborazione delle forze dell’ordine. I risultati delle ispezioni confermano l’allarme lanciato dagli agricoltori italiani: un fiume di latte e di prodotti agroalimentari stranieri valica le nostre frontiere e finisce negli scaffali di tutta Italia – denuncia Coldiretti - magicamente trasformato in Made in Italy.

Il Ministro Zaia, fino a qualche giorno fa aveva seri problemi con gli allevatori a proposito delle quote latte, mai digerite da una parte dei produttori che lo avevano accusato di fare gli interessi di qualcuno e non di tutti. Ed ecco ora che sbuca questa protesta in difesa del Made in Italy e di uno dei suoi prodotti principe: il formaggio e il latte che serve per produrlo. La battaglia, peraltro nobilissima e utile ai consumatori, ha però la pretesa di riabilitare il Ministro Zaia, proprio in quell’ambito “latte” che fino a qualche giorno fa rischiava di essere la sua débâcle.

Qualche mese fa, fu proprio il Tribunale di Monza, in pieno territorio leghista ad autorizzare gli allevatori a fare uso del latte in polvere per produrre i formaggi. Oggi il Ministro Zaia combatte una battaglia per la tracciabilità della provenienza del latte a fronte di un mercato in pieno tracollo. Scrive lo stesso Zaia, sul suo sito:

I costi di produzione sono molto elevati, mentre il prezzo medio pagato ai nostri allevatori si aggira intorno ai 28-25 centesimi. Questo spiega la contrazione della produzione e dell’export, non solo del latte ma anche dei formaggi, con i nostri prodotti caseari di qualità in prima fila.

Ma qual’è in concreto la proposta di Zaia? Usare il miliardo e 200 milioni di euro, messo a disposizione della Commissaria Fisher Boel, piuttosto che per ritirare quote di latte in polvere e burro dal mercato, per liquidare le piccole aziende. Ecco cosa scrive Zaia sul suo sito:

Siamo convinti che quello di cui ha bisogno oggi non solo l’Italia, ma tutti i Paesi europei è un vero e proprio business plan imprenditoriale che utilizzi quei fondi per accompagnare fuori dal mercato quelle aziende che sarebbero comunque destinate a chiudere. I dati a nostra disposizione ci dicono che in Europa c’è un’altissima percentuale di aziende, l’80%, con meno di venti capi. Addirittura in Romania vi sono oltre 1 milione di stalle costituite da un solo capo, e non molto diversa è la situazione in Polonia. È ovvio che simili realtà sono destinate a scomparire.

Ma la proposta del Ministro Zaia non vede l’avallo di nessuno degli altri 26 stati europei e anche gli allevatori italiani coinvolti in questa idea di “repulisti” delle piccole stalle ovviamente non ci stanno. Dunque, oggi, a braccetto con i grandi allevatori, al Brennero, il Ministro Zaia ha inaugurato la strada della riabilitazione mediatica. In fondo chi vuole formaggio italiano fatto con latte rumeno?

Foto | Luca Zaia