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Di Pietro: “Il nucleare è morto in culla”

10 agosto 2009 0 commenti

Mentre il Governo prosegue l’iter che avvierà la costruzione di quattro centrali nucleari nel nostro Paese, continuano le polemiche sul loro reale vantaggio. Secondo molti le centrali nucleari sono anti-economiche: sono necessari investimenti elevati pagati dai cittadini, a fronte di un erogazione energetica diversamente ottenibile da altre fonti, magari rinnovabili.

Si accoda ai conti in tasca al nucleare anche Antonio Di Pietro, che dal suo blog scrive del perché non sia necessario il nucleare in Italia e di come il Premier Berlusconi, in realtà, non inaugurerà mai nessuna centrale.

Scrive Di Pietro:

Il nucleare morto in culla, non si farà mai, Silvio Berlusconi non taglierà mai il nastro di nessuna centrale, se non altro per questioni temporali, in compenso tutto questo “cinema” sull’energia frutterà qualche miliardo di euro dello Stato e della Comunità europea a qualche impresa filo-governativa, ma costerà agli italiani un ritardo incolmabile nei confronti degli altri Paesi in tema di sviluppo delle energie rinnovabili e, come al solito, andremo a “rimorchio”, in campo energetico, ancora per un paio di secoli.

E a proposito della scelta italiana di abbandonare i finanziamenti al solare termodinamico scrive:

“Ma l’America è lontana” cantava Lucio Dalla ed effettivamente oggi l’Italia è più vicina all’Iran che non agli Stati Uniti con la mozione n° 1-00155 dei senatori Gasparri, Nania e Dell’Utri che invita il governo, in sostanza, a dirottare gli investimenti dal solare termodinamico al nucleare. Nel frattempo l’italiano Rubbia in Spagna sta realizzando il progetto di una centrale a ciclo solare termodinamico per cui Siviglia nel 2013 sarà la prima città europea con un distretto di 700.000 abitanti a disporre soltanto di energia solare termodinamica.
Questo Governo è inadeguato, politicamente morto, socialmente anacronistico e guidato da uomini incompetenti e disinteressati a temi come l’ambiente, le energie rinnovabili, la ricerca scientifica e le nuove tecnologie, settori che potrebbero offrire centinaia di migliaia di posti di lavoro altamente appetibili in ambito internazionale.

Via | Antonio Di Pietro
Foto | Insorgenzedaltaquota