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Rinascimento Verde: Luca Zaia promette terre dai coltivare ai giovani disoccupati. Ma chi ci mette i soldi?

19 agosto 2009 0 commenti

Mi scrive Luca Zaia e mi informa, attraverso un intervista preparata dal suo ufficio stampa, che il progetto Rinascimento Verde è pronto per partire. In pratica, l’attuale Ministro per l’agricoltura, come annunciato qualche mese fa, intende dare in affitto terre demaniali a giovani che vogliono diventare agricoltori. Facile a dirsi ma complicato a farsi. E infatti, proprio su La Sicilia di oggi c’è un articolo di Giorgio Petta che mostra tutto lo scetticismo possibile.

Secondo La Sicilia, ad esempio, per i giovani siciliani ci sarebbero a disposizione 4096 ettari, secondo i dati dell’ESA, Ente sviluppo agricolo, (ottobre 2005), rientrati nella disponibilità per mancanza di eredi o abbandono, a cui si aggiungerebbero 15mila ettari non ancora sbloccati.

Scrive La Sicilia:

Quanto ai terreni demaniali, più o meno 500mila ettari, 330mila sono nella disponibilità dell’Azienda Foreste, mentre i restanti 170mila potrebbero rientrare nel programma “terre e giovani”. Ma occorre fare una premessa: generalmente si tratta di terreni marginali, oppure del tutto inadeguati a qualsiasi tipo di coltivazione agricola o agroforestale. Insomma si tratta di terreni difficilmente destinabili all’agricoltura.

Il Ministro Zaia, però non spiega come economicamente un giovane debba metter su una neo-azienda agricola e infatti anche La Sicilia, si chiede: ma chi ci mette i soldi?

Carenza cronica di strutture e infrastrutture nelle aree agricole; credito agrario zoppicante; linee di credito per l’acquisto di attrezzature agricole inesistenti; mutui agevolati e fiondi di rotazione da rilanciare; competenze professionali da recuperare; mercati da realizzare; rapporti con i consumatori e la grande distribuzione da rifondare ex novo. E tutto ciò in una fase economica in cui non c’è un comparto dell’agricoltura siciliana- dalla viti-vinicoltura, alla cerealicoltura, dall’agrumicoltura, all’orticoltura, frutticoltura, ovicoltura- che si salvi dalla crisi.

Dopo il salto l’auto intervista del Ministro Zaia. In alto il video promo del TG5.

Sta per partire “Rinascimento verde”: lo Stato affitterà terre demaniali a giovani agricoltori. Come funzionerà?

Innanzitutto verrà fatto un censimento, perché non tutte le terre demaniali hanno vocazione agricola. Poi la mia idea è di fare un bando a progetto in modo che i possibili assegnatari possano presentare un business plan. Vogliamo, infatti, che ognuno porti un progetto di fondazione di una nuova azienda agricola per evitare che ci siano appropriazioni di terre demaniali per farci il nulla o per agricolture estensive. Da qui la mia idea di investire di più sui giovani visto che oggi rappresentano non solo una grande chance per il futuro, ma anche una agricoltura di innovazione.


Quindi il bando prevedrà limiti di età?

Assolutamente. Bisognerà avere meno di 40 anni, visto che è l’età prevista per essere definiti giovani in agricoltura secondo i regolamenti comunitari. E poi conta il progetto.

Che cosa deve contenere?

Il piano deve parlare di agricoltura intensiva e deve anche contenere una sorta di bilancio aziendale: un giovane deve dimostrare di che cosa vivrà, come guadagnerà, che lavoro farà e soprattutto se l’azienda riuscirà a stare sul mercato con le proprie forze.

Saranno privilegiati progetti ‘green’ come l’agricoltura biologica?

Nel bando saranno privilegiati i progetti che io ho sempre definito di produzione identitaria. Per esempio: se in Campania, nella zona del pomodoro San Marzano o della mozzarella di bufala, riceviamo due proposte, una per una produzione indifferenziata e anonima e un’altra per una produzione locale, sicuramente la seconda avrà più punteggio per avere la terra. In Italia abbiamo 4.500 prodotti tipici: i giovani avranno in mano la salvaguardia delle! identit à produttive territoriali. E’ questa la forza del nostro progetto.

Quanti giovani secondo lei parteciperanno?

Migliaia. Oggi su un milione e 700mila aziende agricole, solo 1.700, il 10%, sono condotte dagiovani. E quindi penso che qualche migliaio di ragazzi chiederà di avere assegnate queste terre anche perché i giovani non si occupano di agricoltura non perché abbiano ancora l’immagine del contadino con la pelle incartapecorita ma semplicemente perché il terreno costa tanto.

Tanto quanto?

In Italia, in media, un ettaro costa 25.500 euro. Un prezzo enorme se confrontato con i 5.500 euro della Francia, i 6.500 della Germania e gli 8.500 dell’Olanda.

Il suo piano è contenuto nel decreto anticrisi. Quanti posti di lavoro prevede di creare?

E’ difficile dirlo con precisione. Però si può fare un conto: in tre anni potremmo dar vita a mille aziende, considerando un’azienda media con dieci ettari di superficie, cosa possibile perché significherebbe impiegare 10mila ettari in tutta Italia, ovvero 500 ettari per Regione. Insomma, possiamo dire che compreso l’indotto si potrebbe parlare di 5-6mila posti di lavoro. E tutti per i giovani.


Prevede una forte partecipazione rosa al bando?

Se non ci fossero le donne in agricoltura sarebbero guai. Moltissime aziende innovative come quelle del vino, del biologico e delle erbe officinali, hanno una presenza importante di giovani imprenditrici. E’ auspicabile quindi che si continui con questi parametri statistici.