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Campania, la LIPU parte civile contro il clan dei Casalesi e le vasche di bracconaggio

16 ottobre 2009 0 commenti

Processo ai Casalesi per le vasche a bracconaggio Si è aperto oggi il processo contro il clan dei Casalesi relativo al saccheggio del territorio, perpetrato con le vasche di Villa Literno e Castel Volturno, emerso dopo anni di indagini e una maxi operazione anti camorra nota come Volo Libero. La LIPU si è presentata come parte civile. Sono contestati a 14 persone, tra cui i boss Bernardino Terracciano e Carmine Schiavone, i reati di bracconaggio, utilizzo illegale delle acque, truffa a enti pubblici, lottizzazione abusiva, danni alla rete idrica e occupazione di aree demaniali. In pratica i boss e i loro aiutanti avevano fatto costruire delle vasche, dette “puosti” in dialetto, che riproducevano gli habitat naturali di uccelli migratori ma sopratutto specie protette e come scrive la LIPU:

Al centro dello specchio d’acqua i bracconieri vi collocano sagome di uccelli o addirittura anatre legate oppure rinchiuse in gabbie. Gli uccelli migratori vengono attratti con richiami acustici elettromagnetici vietati che riproducono i versi delle specie da abbattere; le vasche sono tutte munite di appostamenti fissi, in muratura chiamati in dialetto “puosti”. Sulle vasche si spara tutto l’anno, ad aironi, falchi, cavalieri d’Italia; uccelli protetti e bellissimi che attraversano due continenti durante il periodo migratorio per poi finire impagliati nel salotto di qualche collezionista. Questa forma di bracconaggio è un fenomeno sociale diffuso, ma rappresenta anche un modo per le organizzazioni criminali di controllare il territorio e sottrarlo alla società civile.

L’operazione “Volo libero” condotta dal Comando Carabinieri Tutela Ambiente e dalle Guardie Volontarie della LIPU iniziò nel 2001 come conseguenza di controlli di routine sul territorio ma solo nel 2005 le vasche furono sequestrate. L’anno dopo a seguito di un appello della LIPU, le vasche furono riconosciute dalla Regione Campania come appartenenti alla riserva naturale Foce Volturno e costa di Licola. Di fatto, però, denuncia LIPU la situazione non è migliorata. Dichiara Rino Esposito, Consigliere Nazionale della LIPU-BirdLife Italia:

Nessun intervento di gestione e manutenzione, né tanto meno progetti di educazione ambientale e di fruizione del territorio. A quattro anni dal sequestro, nonostante la presenza di tre soggetti istituzionali, il Ministero dell’Ambiente, custode giudiziario delle vasche, la Regione Campania e l’Ente di Gestione della Riserva, ci risulta che l’area vige in uno stato di abbandono invasa da rifiuti speciali e che ancora oggi qualche bracconiere incallito continua a sparare.

Via | LIPU
Foto | LIPU