Finlandia, Francia e Inghilterra contro il sistema di sicurezza del reattore nucleare EPR (terza generazione)
Il fatto è questo: l’ASN francese e le corrispettive agenzie per la sicurezza nucleare finlandese (STUK che già aveva espresso le sue perplessità in merito ai sistemi di sicurezza di Olkiluoto) e britannica (HSE/ND) hanno esposto delle serie riserve sul sistema di sicurezza dell’EPR reattore nucleare di terza generazione. L’avviso arriva dopo che è stata fatta una verifica da parte dell’IRSN sul reattore di Flamanville 3.
La notizia è seguita con molto interesse dai media francesi, anche perché proprio ieri a causa della chiusura di 18 reattori e la prospettiva di un inverno senza elettricità, sta iniziando a crollare il muro di sicurezza che voleva la Francia indipendente nell’approvvigionamento energetico. Anzi, in grado di vendere energia a altri paesi. Gli incidenti nucleari che si sono susseguiti nei mesi scorsi e le condizioni precarie dei lavoratori del settore, motivo degli scioperi della scorsa estate, stanno insinuando il dubbio, nell’opinione pubblica, che forse neanche il nucleare è la soluzione ai problemi di approvviggionamento energetico.
La risposta di Areva è stata repentina:
La sicurezza del reattore non è da mettere in causa.
Il punto però è che non è in discussione la sicurezza del reattore ma il sistema di sicurezza dell’EPR che in caso di incidente, secondo le autorità, non risulta essere indipendente dal sistema di controllo in funzione in stato di normalità. In pratica, se si dovesse verificare un qualunque tipo di accidente non vi sarebbe alcuna rete di controllo che permetta di sapere se l’EPR stia funzionando normalmente. E dunque a essere messa in causa è proprio la sicurezza. E L’ASN avverte che se lo stato delle cose dovesse continuare ad essere questo non sarà data nessuna autorizzazione alla messa in servizio del reattore.
Per Areva il colpo è duro che già vive un momento difficile nella costruzione del reattore in Finlandia con i lavori che si sono protratti per altri tre anni e la spesa extra di 2,3 miliardi di euro.
Dall’altro lato EDF a cui le autorità hanno chiesto una soluzione entro la fine dell’anno ha detto che:
Non vi sarà alcun impatto sul proseguimento del progetto di Flamanville.
La dichiarazione sarebbe stata contraddetta, riferisce 20minutes, da un non meglio responsabile governativo:
Una perdita di tempo da due a tre anni.
Foto | Greenpeace UK