Nave dei veleni, approvato il monitoraggio totale delle acque calabresi
Il Governo ha accolto ieri, in maniera, anzi numero, unanime la mozione per far proseguire i monitoraggi ambientali nelle acque calabresi. In sostanza ci saranno ancora indagini e analisi volte alla ricerca di navi dei veleni sepolte con i loro presunti carichi contaminanti. La vicenda ebbe inizio qualche mese fa dopo le rivelazioni del pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti su una nave affondata con un carico di fusti velenosi al largo delle acque di Cetraro. I rilievi della Mare Oceano fatti per conto del Ministero dell’ambiente hanno mostrato che si tratta sì di una nave affondata ma di tipo civile, un piroscafo il Catania, degli inizi del ‘900. In alto, il video dell’esplorazione degli interni del piroscafo Catania.
Le preoccupazioni però per quel che potrebbe nascondersi sotto le acque calabresi resta e dunque Stefania Prestigiacomo ha così commentato dalle pagine del Minambiente la scelta di proseguire le indagini ambientali:
Sulla questione dei relitti sospetti affondati nel Mediterraneo, invece, il ministro ha detto che «è tuttora in corso l’attività di ispezione» nel mare tra Maratea e Palinuro su mandato della procura di Lagonegro per il presunto affondamento di due relitti a largo delle coste tra la Basilicata e la Campania mentre in Calabria, chiusa l’indagine a largo di Cetraro (è il Catania affondato nel 1917) ”è in corso di esecuzione il piano di caratterizzazione” per l’ indagine a terra nei comuni di Aiello Calabro e Serra Aiello. Il ministro ha quindi spiegato come il ministero, per la parte delle verifiche a terra, è al di là delle sue competenze e, su incarico della procura di Paola, ha siglato una convenzione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che, in collaborazione con l’Arpa Calabria, «ha predisposto un piano di caratterizzazione, approvato dalla procura, che è in corso di esecuzione». Le indagini sul fiume Oliva riguardano le acque superficiali e quelle di falda per un territorio di 8 chilometri. Per le ispezioni a mare, il ministro ha specificato che il Governo «non può, sulla base di notizie di stampa, avviare ricerche in tutto il Mediterraneo. Questo è dispendioso e irragionevole. Quello che noi dobbiamo fare - ha aggiunto - è collaborare con le procure laddove ci sono informazioni ritenute fondate. Sul piano politico bisogna coinvolgere l’Unione Europea e probabilmente anche l’Onu perché se si tratta di relitti in acque internazionali o comunque di traffici che non erano solo nazionali, non possiamo farci carico da soli della questione».