Roma, chiuso il vertice Fao, Elisa Bacciotti di Oxfam Ucodep:”C’è cibo per tutti ma non interessa a nessuno”. Intervista esclusiva
Ho sentito Elisa Bacciotti, portavoce per Oxfam e Ucodep, un giorno prima che si concludesse il vertice Fao, per intenderci subito dopo le dichiarazioni che parlavano di uno stanziamento di 20miliardi di dollari per 3 anni a fronte dei 44miliardi di dollari all’anno necessari per vincere la fame di 1 miliardo e 200mila persone. La conferenza stampa di Jacques Diouf che ha chiuso oggi pomeriggio i lavori è stata a dir poco, sconsolante: del documento approvato (qui il resto dei documenti) ha detto Diouf:
Con mio rammarico, devo constatare che questa dichiarazione non contiene né gli obiettivi quantificati né scadenze precise che avrebbero permesso di meglio seguire la loro realizzazione.
Ecco dunque, dopo il salto, il resoconto della mia telefonata con Elisa che mi spiega che proprio il nostro Paese, l’Italia, non ha preso seriamente la questione e che anzi con il suo atteggiamento mette in seria difficoltà l’Unione europea.
D.: Ciao Elisa ma davvero l’Italia è uno tra i Pesi meno impegnati sul fronte della lotta alla fame?
R.: Sono stati proposti 20miliardi di dollari in 3 anni e molti paesi tra cui Spagna e Stati Uniti, ad esempio, hanno annunciato lo stanziamento che di fatto non è concretamente un contributo ma una promessa di contributo. Ebbene l’Unione europea si è impegnata entro il 2010 a contribuire ma senza che l’Italia abbia manifestato l’intenzione a contribuire il che vuol dire che c’è una quota in meno. Dunque vi è la difficoltà oggettiva a sostenere l’impegno.
Che sensazione hai avuto, rispetto a questo vertice Fao?
La mia sensazione è che l strategia designata dalla Fao è senza dubbio interessante, cioè nn documento di intenti ma senza cifre, ecco mi appare come un bel libro dei sogni.
D.: Secondo te sono utili questi vertici dove alla fine oltre che passerelle di politici e espressioni di belle promesse non si risolve quasi mai nulla?
R.: I vertici Fao sono sempre una grossa occasione per parlare di questi problemi e il confronto è importante. Tuttavia le belle parole non risolvono il problema della fame. Siamo in grado si sfamare almeno 10 miliardi di persone e c’è abbastanza cibo per tutti e dunque si richiede una profonda riforma del sistema e una volontà politica nel voler affrontare definitivamente il problema.
D.: Il fatto che vi siano tante persone bisognose di cibo è anche conseguenza della crisi economica o è solo un alibi?
La crisi economica ha svolto un ruolo enorme e ha peggiorato la lotta alla fame. Ma la crisi finanziaria è anche presa come alibi: i Paesi ricchi hanno impegnato 8700 miliardi di dollari a sostegno dell’economia. Per sfamare 1 miliardo e 200 mila persone nel mondo bastano 44 miliardi di dollari l’anno.
D.: I cambiamenti climatici sono connessi alla lotta alla fame?
R.: Si, sono legati. Migliori condizioni per i piccoli produttori possono fare la differenza rispetto alle coltivazioni intensive e sconfinate delle multinazionali. Un piccolo contadino che coltiva prodotti locali e di stagione mantiene in attività l’economia e si prende cura del territorio senza sfruttarlo. Dunque è in vertici come questo che va valorizzata la figura del piccolo contadino e dell’agricoltura sostenibile che certamente contribuisce nell’abbassare le emissioni di C02.