Il cittadini di Acquaviva Picena contro i pannelli fotovoltaici
I solar park, o parchi solari, non piacciono ai cittadini di Acquaviva un piccolo comune nei pressi di San Benedetto del Tronto. Anzi non piace la proliferazione dei parchi fotovoltaici, che si stanno sostituendo ai filari di vite lungo la strada che da Acquaviva arriva a Monteprandone, la cui diffusione fu approvata nel 2008 (A Bari stanno sperimentando come far convivere vigne e pannelli fotovoltaici). Contestano i cittadini del Movimento di opinioni dei residenti dei quartiere La Forola e Casarica, che il regolamento che amministra la nascita di nuovi solar park non è stato pubblicizzato a sufficienza, tanto da consentire ai cittadini di comprendere appieno le conseguenze che sarebbero derivate dall‘installazione dei pannelli solari al posto dei vitigni.
Riferisce Giancarlo Vesperini portavoce del movimento di cittadini:
Se fossero stati rispettati questi presupposti, Acquaviva sarebbe potuto diventare un “comune virtuoso” tale da fermare gli orrori ambientali e promuovere le buone pratiche sul paesaggio comunale.
Vesperini è un ex assessore e tenta di difendere la bandiera arancione, l’attestazione del Touring Club marchio di qualità turistico-ambientale e dice ancora:
Continuano a spuntare così come molti vigneti, finanziati dalla Regione, sono stati dismessi senza vincoli postumi, per far posto però a specchi solari sicuramente più redditizi, ma devastanti per la nostra cultura agricola.
All’inizio le prime installazioni di pannelli fotovoltaici sono state fatte sui tetti delle case. Ma poi a Acquaviva hanno iniziato a procedere con le installazioni sui terreni agricoli perché risultava più conveniente. Spiega Vespertini:
Sono “boschi solari” di diversi ettari per produrre energia venduta in rete da società che captano finanziamenti nazionali ed europei distruggendo l’equilibrio ambientale per uno sfruttamento sulla base del noto “conto energia” che, in base ad un decreto del 2007, stabilisce i vantaggi per chi realizza un impianto fotovoltaico. Il “solare”deve tornare al centro di dibattiti socio-culturali e ambientalisti-politici, per una regolamentazione territoriale non così aggressiva come sta avvenendo. Nell’epoca del trionfo dell’ “ecosostenibile” questo tipo di impianto “solare” è un prodotto industriale, non un dato naturale.
Via | San Benedetto Oggi, Il corriere adriatico
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