OGM, serve una maggiore autonomia per gli Stati membri
E’ sempre accesa la discussione sugli OGM in Europa. L’Olanda, infatti, ha sollevato al Consiglio Agricoltura del 23 marzo 2009, alcune perplessità, del tutto condivisibili, sulla loro autorizzazione e coltivazione.Dalla nota olandese emerge la necessità di differenziare la fase di autorizzazione alle importazioni di prodotti OGM, che deve essere necessariamente regolata a livello comunitario, da quella di coltivazione, che deve rimanere, invece, una facoltà degli Stati membri. Ogni Paese, infatti, alla luce delle conseguenze che la coltivazione di questi prodotti ha sul piano ambientale ed economico – e che coinvolgono la collettività – deve essere libero di assumere gli indirizzi più adeguati alla domanda dei cittadini-consumatori. L’alimentazione è un aspetto essenziale per la qualità ed il benessere della vita umana e, di conseguenza, il consumatore deve avere il diritto, non solo di esprimere le proprie opinioni a riguardo, ma anche, soprattutto nei casi in cui una sia una maggioranza dei cittadini consumatori ad esprimere simili istanze, di vederle recepite dai propri rappresentanti.Fino ad oggi, l’orientamento assunto dall’UE sul tema degli OGM, anche se ispirato al principio di precauzione, ha, di fatto, aperto le porte alla loro immissione nell’ambiente contro la volontà della maggioranza dei cittadini europei. Perciò, si rafforza il dubbio se, oggi, le istituzioni europee siano davvero in grado di esprimere la volontà dei consumatori europei o se, invece, continuino a prevalere interessi economici di diversa natura, che, inevitabilmente, orientano le istituzioni comunitarie verso decisioni lontane dalla volontà dell’elettorato europeo.
Perciò si deve sostenere la proposta olandese che, nel richiedere diverse modalità di gestione della questione, mette in evidenza un problema più ampio, di natura politica, che riguarda il rispetto della pluralità degli interessi coinvolti nel procedimento di immissione degli OGM nei diversi contesti agricoli europei. Infatti, nel rimandare allo Stato membro la decisione in merito all’autorizzazione della loro coltivazione, risulta maggiore la garanzia del rispetto del principio della partecipazione e concertazione dei portatori di interesse. Solo tramite un siffatto procedimento è possibile la mediazione tra le diverse istanze ed, anche, il rispetto del volere della maggioranza, che, oggi, si esprime in maniera costante, contro la diffusione degli OGM.