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IN TAVOLA MENO VINO MA PIU’QUALITA’

18 maggio 2009 0 commenti

Il consumo familiare di vino si è ridotto complessivamente del 2 per cento, ma è aumentato dell’1,8 per cento l’acquisto di bottiglie di vini a denominazione di origine confezionati (DOC/DOCG) che ha praticamente raggiunto in valore quella per i vini da tavola, sulla base dei dati Ismea/AcNielsen relativi al 2008.

Da uno studio dell’Ispo commissionato da Federvini sul rapporto tra i giovani e l’alcol  si evidenzia che In Italia il Binge drinking, il bere non spesso ma molto, nel nostro Paese e’ un fenomeno meno frequente rispetto ai paesi del nord europa e riguarda un segmento molto ristretto di giovani, solo uno su dieci.

L’analisi dimostra l’efficacia della formazione poiché tra molti giovani si sta anche affermando un consumo responsabile di vino che è divenuto l’espressione di uno stile di vita “lento” attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a “stare bene con se stessi”. E il fatto che si stima che almeno il 40 per cento degli oltre 30mila sommelier italiani sono giovani, dimostra che cresce tra le nuove generazioni la cultura della degustazione consapevole del vino, da contrapporre al consumo sregolato di alcol.

Occorre investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza del vino a partire dalle giovani generazioni per fermare gli abusi che negli adolescenti sono spesso provocati dal consumo di bevande alcoliche mascherate da bibite alla frutta. Bisogna invece fermare la diffusione di cocktail, superalcolici e “alcolpops”, bibite che contengono spesso vodka e rum mascherate da innocui analcolici “ready to drink” che si presentano con una immagine accattivante di divertimento e socializzazione che favoriscono gli eccessi e il bere fino ad ubriacarsi. Un impegno per in linea con il progetto comunitario “wine in moderation” che ha l’obiettivo di diffondere la cultura del buon bere senza esagerazioni.