Il ruolo della natura nel cambiamento climatico
La Commissione Europea ha pubblicato recentemente un opuscolo sul tema del ruolo della natura nel contesto del cambiamento climatico, in cui viene sottolineata l’importanza della natura e della biodiversità nella mitigazione e nell’adattamento. Infatti, gli ecosistemi marini e terrestri giocano un ruolo fondamentale nella regolazione del clima assorbendo circa la metà delle emissioni di anidride carbonica dovute alle attività umane. A questo proposito è necessario tenere presente che, secondo i dati dell’Unione Europea, tra il 15% ed il 25% della superficie agricola europea corrisponde a zone ad elevato valore naturalistico, ossia a quelle aree che offrono ricovero ad una diversità biologica importante; e che nell’Europa a 15 la proporzione di siti Natura 2000 che ospitano habitat agricoli – la cui esistenza dipende dal proseguimento di pratiche agricole estensive – è del 17%. Inoltre, come evidenziato recentemente dalla Commissione europea in sede di valutazione dell’attuazione della rete Natura 2000, lo stato di conservazione di tutti i tipi di habitat associati ad attività agricole è – purtroppo – decisamente peggiore di quello degli altri tipi. Questo fenomeno viene spiegato, per alcune zone, in ragione del passaggio ad un’agricoltura più intensiva, mentre per altre, a causa dell’abbandono delle terre e dell’assenza di gestione. Quando si parla di natura e biodiversità si parla, dunque, di agricoltura ed è anche da questo punto di vista che va inquadrato il ruolo dell’impresa agricola nel cambiamento climatico.
Da un lato, quindi, si deve lavorare con la natura per il ruolo che essa riveste nel cambiamento climatico e dall’altro lato si deve considerare che la biodiversità ed i servizi ecosistemici vengono danneggiati direttamente da questo fenomeno. Perciò la Commissione europea sostiene che il ripristino e la conservazione della natura rappresentano un alleato efficiente – anche dal punto di vista economico – nella lotta al climate change. Tra le misure di riduzione delle emissioni è necessario, dunque, dare priorità a quelle soluzioni a basso costo che contemporaneamente contribuiscono alla conservazione ed allo sfruttamento sostenibile della biodiversità. Esse includono, per esempio, la conservazione ed il ripristino delle aree degradate, delle foreste, delle zone umide, della componente organica dei suoli e delle aree a pascolo. L’uso appropriato delle pratiche agricole e forestali contribuisce a incrementare la capacità del suolo di trattenere l’acqua, mitigando così lisciviazione; il mantenimento della diversità genetica in agricoltura aiuta la conservazione delle specie, delle varietà o delle razze di piante ed animali, sia selvatici che domestici, nonché di interi ecosistemi.
Si rivela, dunque, fondamentale dare spazio alla natura, compresa la componente agricola di questa, ripristinando e mantenendo aree verdi anche in ambito urbano, evitando l’abbandono delle terre e delle pratiche agricole sostenibili, ponendo un freno alla continua urbanizzazione del territorio, garantendo la realizzazione di un sistema reticolare di tutela della biodiversità, comprensivo di quegli elementi lineari, come il paesaggio – compreso quello agrario – che determinano il raggiungimento degli imprescindibili obiettivi di conservazione che la comunità internazionale ha fissato e la cui rilevanza emerge anche nel contesto del climate change.