Stop al granturco biotech
Via libera al decreto che boccia il mais biotech. Dopo lo stop della Commissione sementi che ha negato l’autorizzazione alla domanda di iscrizione al registro di un granturco geneticamente modificato, il ministro Zaia ha firmato il dispositivo che sbarra la strada alle coltivazioni transgeniche sul territorio nazionale e che è stato ora inviato ai ministeri della Salute e dell’Ambiente. Il decreto blocca di fatto la decisione del Consiglio di Stato che qualche settimana fa aveva aperto alla coltivazione di granturco transgenico.
La posizione di chi si oppone alla coltivazione dei prodotti geneticamente modificati è largamente condivisa: in Europa sono ben 21 su 27 i Paesi dove non si coltiva mais ogm e dai sondaggi effettuati in Italia emerge chiaramente che tre italiani su quattro sono contrari.
Da un’analisi effettuata sul rapporto annuale 2009 dell’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (Isaaa) emerge che la coltivazione ogm in Europa interessa solo sei Paesi e riguarda solo il mais bt geneticamente modificato, la cui la superficie coltivata nel 2009 si è drasticamente ridotta del 12 per cento passando da 107.719 ettari a 94.750 ettari, pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa. Da ultimo, anche il Parlamento bulgaro ha adottato in questi giorni una legge volta a vietare al coltivazione di ogm sul proprio territorio.
Il flop nelle semine si è verificato in Spagna dove si coltiva l’80 per cento degli ogm in Europa (- 4 per cento), in Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia, mentre la Polonia ha mantenuto la stessa superficie coltivata e solo per il Portogallo è aumentata.
Il drastico crollo nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2009 conferma che nel coltivare prodotti transgenici, oltre ai rischi per la salute e per l’ambiente, non c’è neanche convenienza economica. Infatti, il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la più concreta dimostrazione che per gli ogm attualmente in commercio non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro “tifosi” propagandano.