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Made in Italy: finto percorino di Stato

8 settembre 2010 0 commenti

Ad uccidere i pastori italiani è la concorrenza sleale di imitazioni come il formaggio di latte di pecora prodotto dallo Stato italiano in Romania e venduto in Europa e negli Stati Uniti con marchi come Toscanella, Dolce Vita e Pecorino che richiamano al Made in Italy, a danno dei prodotti originali realizzati in Italia con latte italiano. La partecipazione della società Simest controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico nella fabbrica rumena denominata Lactitalia è un evidente caso di finto Made in Italy (o Italian sounding) che tutti condannano con l’aggravante che, a differenza dei casi piu’ noti del parmesan e del provolone statunitense, in questo caso è lo Stato italiano a produrre all’estero e l’Italia a comperarlo.

Questo è confermato dalla stessa società Simest, che ammette la partecipazione nel capitale della Lactitalia Srl (che produce in Romania vicino a Timisoara). Dal sito www.lactitalia.ro emerge che Lactitalia vende formaggi ottenuti con latte ungherese e romeno con marchi che richiamano al Made in Italy come Dolce Vita, Toscanella e Pecorino ma anche mascarpone, ricotta, mozzarella, caciotta, solo per citarne alcuni. La capacità di trasformazione dello stabilimento vicino a Timisoara è pari a circa 100mila litri di latte al giorno e per quanto attiene ai prodotti finiti la loro commercializzazione avviene verso gli USA, l’Unione Europea e la Romania. Secondo la Simest nella proprietà della Lactitalia l’altro socio Roinvest S.r.L. fa capo alla Famiglia Pinna, proprietaria di un’ azienda casearia in Sardegna che – secondo Simest – è cresciuta a partire dal 2004, proprio quando è iniziata la grande crisi del pecorino italiano legato alla sostituzione sul mercato statunitense con finti formaggi Made in Italy, che ha portato alla chiusura di migliaia di allevamenti di pecora nell’Isola.

 

La produzione nazionale di latte di pecora ha avuto una tendenza cedente a causa del trend negativo nella remunerazione del latte nell’ultimo quinquennio durante il quale per molte aziende i ricavi sono risultati inferiori ai costi, per il forte potere contrattuale delle industrie nei confronti dei pastori e per la riduzione degli acquisti sui mercati esteri del pecorino fatto con latte italiano a favore prodotti simili di imitazione ottenuti in altri paesi.

Sarebbe opportuno a questo punto che, non tanto la Simest, ma il Minsitero dello Sviluppo Economico spiegasse in dettaglio: come si giustifica l’utilizzo di risorse pubbliche per effettuare un investimento all’estero in cui lo Stato diventa proprietario di una azienda che fa concorrenza sleale ai nostri pastori? e inoltre: in quali altri imprese è coinvolta nel mondo la Simest nella produzione di finto Made in Italy, alimentare e non, che fa concorrenza sleale alle imprese italiane?