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ALIMENTARE: ARRIVA PRIMA PASTA “DOC” MADE IN CHINA

5 novembre 2010 0 commenti

Arriva la prima pasta “Doc” Made in China con l’Unione Europea che ha deciso di iscrivere nel registro degli alimenti a indicazione geografica protetta (Igp) la pasta alimentare “Longkou Fen Si” che sarà cosi’ tutelata dalle imitazioni sul mercato comunitario. L’Italia risponde con la presentazione della prima pasta fatta con grano cento per cento italiano del pastificio Ghigi nell’ambito del progetto per una filiera agricola tutta italiana. La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea L.285/17 è stata accolta con favore in Cina dove c’è chi sostiene siano stati inventati gli spaghetti. La pasta Longkou Fen Si (Igp), nota anche con il nome di vermicelli cinesi (cellophane noodles), è ottenuta con amido secco ricavato da fagiolini verdi e piselli dalla forma di sottili vermicelli di spessore uniforme, morbidi ed elastici, che non si incollano e dal colore bianchi translucido. Sono prodotti in Cina orientale nella penisola di Shandong e la caratteristica principale è che, anche immersi nell’acqua bollente per tempi lunghi, non si incollano e non si spezzano per l’elevato contenuto in amido dei vermicelli dovuto al metodo di lavorazione e alle acque utilizzate. Oltre ai vermicelli sono in attesa della registrazione europea altri prodotti alimentari cinesi come  la mela Shaanxi Ping Guo, il tè verde Longjing cha, il pomelo (un tipo di agrume) Guanxi Mi You, il tubero Lixian Ma Shan Yao e l’aceto di riso fermentato Zhenjiang Xiang Cu.  A preoccupare sono anche  le garanzie di sicurezza alimentare del prodotto proveniente dalla Cina, dopo i recenti allarmi sul latte contaminato dalla melamina. Il prodotto agroalimentare maggiormente importato dalla Cina in Italia è il concentrato di pomodoro per il quale si registra un aumento del 18 per cento degli arrivi nel primo semestre 2010. Quest’anno si stima che arriveranno in Italia 100 milioni di chili di concentrato dalla Cina destinato ad essere “spacciato” come Made in Italy perché  non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la zona di coltivazione della materia prima agricola.