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Il colore, l’odore e il sapore dell’energia

5 novembre 2009 0 commenti

GAMESALe emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane hanno portato la concentrazione di CO2 in atmosfera a toccare nel 2008 le 385,57 ppm, ben al di sopra del limite di 350 ppm ritenuto come tetto da non superare per non rischiare di procedere verso cambiamenti climatici irreversibili e pericolosi.

Il rapido scioglimento dei ghiacciai artici durante la stagione estiva, l’arretramento dei ghiacciai montani, il rapido scioglimento della calotta di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide Occidentale, lo slittamento verso i poli di 4 gradi di latitudine delle regioni subtropicali, lo sbiancamento e la disgregazione delle barriere coralline, l’innalzamento del livello dei mari, la crescita del numero di grandi alluvioni, la diminuzione della capacità degli oceani di assorbire carbonio, manifestano chiaramente la gravità della situazione e l’urgenza di provvedimenti efficaci.

Le conclusioni del Consiglio Europeo del 30 ottobre u.s., rappresentano un importante riconoscimento del danno che il modello di sviluppo dei paesi ricchi provoca anche ai paesi poveri quantificandolo nella misura di 100 miliardi di euro l’anno, e introducendo il principio del risarcimento, prevedendo un contributo fra il 22 e il 50% per l’adattamento al cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo. É una ammissione ufficiale che il modello di sviluppo basato sulle energie non rinnovabili e ad alta intensità di carbonio, genera benessere in aree limitate e danni all’intero pianeta. Il Consiglio europeo sottolinea inoltre la necessità di raggiungere a Copenhagen un accordo “completo, equilibrato ed ambizioso”.

Auguriamoci che non prevalga il grande attivismo di quel gruppo di governi, fra cui anche il nostro, che vuole che Copenhagen sia solo un passaggio interlocutorio per rinviare ancora una volta un accordo globale. Tale posizione è irresponsabile rispetto agli allarmi crescenti della comunità scientifica ed ingiustificabile dal momento che anche la Banca Mondiale, durante il G8 Ambiente di Siracusa dello scorso aprile, ha affermato che un accordo ambizioso sul clima, che comporti investimenti su tecnologie pulite e rinnovabili, rappresenterebbe una fortissima spinta per il superamento dell’attuale crisi economica. Nel documento presentato allora dalla Banca Mondiale, si legge testualmente “E’ necessaria una urgente attenzione per assicurare che gli interventi di stimolo dell’economia messi in atto non peggiorino la sfida della mitigazione collegandosi alla realizzazione di infrastrutture ad alta intensità di carbonio”.

L’utopia che vi propongo questa volta si chiama “glasnost”, trasparenza.

Il nostro Governo ci spieghi perché, anziché destinare risorse economiche alla necessaria decarbonizzazione dell’economia sviluppando per esempio il trasporto marittimo che è a basso contenuto di carbonio, li destina al Ponte sullo Stretto, che favorisce modalità di trasporto ad alto contenuto di carbonio.

addetti nuclearePerché si appresta a destinare ingenti risorse economiche ad una tecnologia nucleare estremamente costosa, in fase di declino, i cui costi crescono anno dopo anno e secondo l’agenzia internazionale Moody’s saranno raddoppiati entro il 2022[1], per costruire centrali che saranno in funzione in un periodo in cui l’uranio facilmente estraibile usato oggi sarà in via di esaurimento e produrre il “combustibile” per queste centrali (escavazione, estrazione, concentrazione, arricchimento, ecc.) comporterà quindi un impiego crescente di combustibili fossili e quindi emissioni.

Perché destinare al nucleare ingenti risorse, quando noi non abbiamo miniere di uranio e dipenderemo dalla Francia per l’intero processo di produzione e trattamento del combustibile, sottraendole alle fonti pulite e rinnovabili di cui il nostro paese e ricco ed il cui costo non potrà che scendere negli anni?

Ma l’utopia della “glasnost” si estende anche all’impresa energetica nazionale maggiore, sostenuta da capitale pubblico, l’ENEL, perché ci spieghi per quale motivo se la sua scelta prioritaria riguarda il carbone e il nucleare, e considera questa la scelta migliore, continua nella sua pubblicità a parlare solo di fonti rinnovabili.

Ma oggi vi rivolgo una utopia più grossa; oggi il cittadino può scegliere il suo fornitore di energia: guardatevi intorno, informatevi perché se è vero che i chilowattora producono tutti lo stesso effetto, tuttavia non sono tutti uguali, hanno un colore, un odore e un sapore. Possono avere il colore nero del carbone o quello giallo del sole, l’odore acre del petrolio o quello dolce del vento, un sapore di vita o un sapore di morte. Noi possiamo scegliere di innescare quel cambiamento che vorremmo e che la politica continua a negarci.

Alla prossima utopia

 


[1] Moody’s Corporate Finance, “New Nuclear Generating Capacity”, May 2008