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Il triangolo FIAT-ALCOA-Nucleare

10 febbraio 2010 0 commenti
Il Ministro Claudio Scajola

Il Ministro Claudio Scajola

Le attività economiche sono ormai uscite da una dimensione di responsabilità e nel parossismo consumistico che caratterizza il nostro tempo l’economia ha abdicato dalla sua funzione etica di regolazione, mantenimento e distribuzione dei beni, per la produzione di benessere, e diviene schiava delle leggi del mercato, della finanza e del consumo, dove l’uomo è solo un consumatore di beni e non più un utilizzatore di risorse, e l’ambiente è solo un fattore esterno della produzione dei beni.

Ma questo è un giocar d’azzardo assai pericoloso come dimostrano le crisi economica, sociale e ambientale che stiamo vivendo, che non sono tre fatti distinti ma strettamente connessi. Una economia orientata alla trasformazione di risorse non rinnovabili in capitale, trasformandole in scarti inutili e privi di valore, in periodi di grande espansione produce benessere laddove le risorse trasformate in beni vengono utilizzate, anzi “consumate”, e danni ambientali che sovrastano i benefici economici nei paesi di provenienza delle risorse e nei luoghi di smaltimento degli scarti. Ma finché la ricchezza cresce e con essa la domanda di beni, l’economia riesce anche a produrre lavoro e benessere, dissimulando la sua vera priorità: il profitto.

 

Ed allora quanto appaiono sciocchi ed ipocriti gli appelli del Governo alla FIAT a tenere aperti gli impianti di Termini Imerese quando Marchionne dichiara, obbedendo alle leggi di questa economia, che in quegli impianti non riesce a realizzare profitti sufficienti; si dica con sincerità che i padri della Repubblica sbagliarono quando scrissero al primo posto della Costituzione che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, e che

FIAT di Termini Imerese

FIAT di Termini Imerese

invece il fine dell’impresa economica non è produrre posti di lavoro ma accrescere i profitti. Quanto vengono ingannati da sindacalisti dalla vista corta quei lavoratori che credono di poter continuare a produrre auto in un mercato Italiano ormai saturo, al secondo posto al mondo per numero di auto per abitante. Facciano i sindacati una grande vertenza sui trasporti, affinché invece di buttare miliardi in un bellissimo ma poco utile e costosissimo ponte sullo stretto, il Governo investa nelle infrastrutture portuali di tutto il paese rilanciando la

 

cantieristica orientata soprattutto al trasporto merci, come avviene in ogni paese di mare con governanti appena un tantino onesti e intelligenti.

Fulvio Conti A.D. di Enel

Fulvio Conti A.D. di Enel

Come se non bastasse, sulla base di cifre false prodotte dall’ENEL, società ormai privata e che dovrebbe essere obbligata alla libera concorrenza, il Governo prepara mille e una agevolazione per fare dell’Italia l’ultima spiaggia di una tecnologia nucleare ormai in fase di abbandono, vecchia e costosissima. E il ministro

Scaiola continua a ripetere che questo serve ad abbassare il costo dell’elettricità in Italia, quando invece lo farà aumentare quando il ministro probabilmente starà già facendo un altro mestiere e qualcun’altro dovrà accollarsene gli oneri. Caro ministro, sono dati accessibili a tutti le statistiche dell’International Energy Agency che dicono che il nucleare copre appena il 5,9% dell’energia primaria utilizzata nel mondo (e questo modesto contributo non è certo dovuto al referendum italiano) e che ormai il costo vero di una centrale è di almeno il 50% superiore a quello che racconta l’ENEL. Sappiamo che del poco vecchio nucleare i cittadini italiani ancora pagano in bolletta gli oneri per la custodia delle scorie e lo smantellamento, altro che bolletta più leggera! E se poi fossero così sicure e convenienti, perché offrire ricchi premi di danaro pubblico ai comuni che le ospiteranno, annullando in tal modo anche quell’effetto di orientamento verso le scelte migliori del mercato di libera concorrenza? Questa è di fatto una esplicita ammissione o che l’economia di mercato per le questioni ambientali non funziona, o che si vuole imporre una scelta per motivazioni diverse da quelle della convenienza e del benessere collettivo.
Operai ALCOA

Operai ALCOA

Inoltre il prezzo alto dell’elettricità mette in crisi anche la produzione di alluminio e l’Alcoa chiude gli impianti in Sardegna; e vediamo ancora operai ingannati dall’idea di poter continuare per sempre a produrre alluminio. Molti problemi riguardano il futuro dell’alluminio, uno dei materiali più abbondanti della crosta terrestre; il suo limite è legato alla grande quantità di energia elettrica necessaria alla sua estrazione. Il suo utilizzo futuro, di fronte alla crescita del costo del kWh elettrico non rinnovabile (per il nucleare l’agenzia internazionale Moody’s prevede addirittura il raddoppio entro il 2022), potrebbe essere limitato agli usi nobili che maggiormente necessitano delle sue pregevoli qualità, come la costruzione di aerei e veicoli da trasporto, abbandonando applicazioni meno pregiate come la costruzione di contenitori di bevande che ne hanno fatto moltiplicare l’uso in maniera insensata. Molta più occupazione potrebbe creare in Sardegna lo sviluppo di una industria fotovoltaica, la cui produzione elettrica ha un prezzo in calo continuo, utilizzando i fondi che il governo si accinge a buttare in agenzie, strutture di controllo del territorio, compensazioni ed agevolazioni varie per lo sviluppo di un nucleare vecchio, carico di problemi irrisolti come la chiusura degli impianti e la gestione finale delle scorie, il cui kWh è destinato ad essere sempre più costoso.

L’utopia che vi propongo è che sindacati ed operai si svincolino dalla vecchia logica della fabbrica da difendere ad ogni costo, anche contro ogni logica aspettativa, candidandosi a drammatiche ed inevitabili sconfitte, e rilancino politicamente al Governo la sfida di nuova occupazione in quella Green Economy che in paesi più avanzati, più ricchi e lungimiranti di noi si sta espandendo a macchia d’olio. Dimostri di fronte a tale sfida il Governo che con le sue scelte persegue l’interesse di tutti i cittadini e non della potente lobby nucleare, determinata a sfruttare ogni situazione per recuperare vecchi sogni ed investimenti passati finiti male.

Alla prossima utopia