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Campania: emergenza infinita

28 ottobre 2010 0 commenti

Il rifiuto non è un “accidente casuale” bensì il risultato di una precisa scelta di come produrre e commercializzare le merci. La produzione nazionale di circa 150 milioni tonnellate di rifiuti fra urbani, industriali, agricoli, ecc. rappresenta il passaggio ad uno stato di inutilità di enormi quantità di materiali che hanno richiesto risorse naturali ed energia per la loro produzione, molta più energia di quanta se ne possa ricavare bruciandoli. Si tratta di un difetto, di un macroscopico spreco che la nostra economia non può più e non deve più permettersi, e che andrebbe corretto riducendone al minimo le dimensioni e non esaltato addirittura incentivando chi con soluzioni impiantistiche complesse, come fa l’industria dell’incenerimento, vi costruisce sopra un profitto pagato dai cittadini. Basta guardare i risultati. burkina ciclo2A Brescia, dove si è scelto di privilegiare l’incenerimento c’è la più alta produzione pro capite di rifiuti urbani, ed ovviamente il Comune non ha interesse a ridurne la quantità in quanto si deve alimentare l’inceneritore. E’ urgente passare da questa “economia del danno”, che è quella dell’incenerimento e della discarica ad una “economia sostenibile”, che è quella della prevenzione e del riciclo.

Quanto sta avvenendo in Campania rispecchia esattamente questo tipo di situazione. Il comportamento scorretto e irresponsabile delle autorità pubbliche che si sono avvicendate negli ultimi 20 anni, ha creato un clima di sfiducia e di sospetto fra la popolazione tale da rendere difficoltose, se non addirittura contro-producenti, perfino le campagne di sensibilizzazione, che in questo contesto vengono viste come una ingenerosa attribuzione di responsabilità nella crisi che trasforma le vittime in colpevoli.

Dovunque il problema rifiuti sia stato trattato in modo responsabile, privilegiando la prevenzione, il recupero di materia e minimizzando il ricorso allo smaltimento (sia esso discarica o incenerimento), anche nei non pochi casi in cui ciò è stato fatto in Campania, la risposta dei cittadini è stata eccellente, anche nel superare le oggettive difficoltà di un cambio di mentalità e di organizzazione che richiede il passaggio alle raccolte “porta a porta”.

Rifiuti a Napoli

Rifiuti a Napoli

L’impressione netta che abbiamo è che si sia lasciata irresponsabilmente degenerare la situazione per costruire sulla paura un consenso unanime intorno a strategie di gestione centralizzata del flusso dei rifiuti, per favorirne il controllo affaristico e, nello specifico della Campania, anche malavitoso. L’incapacità a realizzare anche il pericoloso disegno impiantistico dei diversi commissari che si sono avvicendati, ha finito col favorire ulteriori lucrosi affari per la malavita organizzata: influenza negli appalti per gli inceneritori, rimozione straordinaria dei rifiuti dalle strade, gestione delle aree di stoccaggio provvisorio delle ecoballe, controllo delle discariche aperte in emergenza, ecc. Per non parlare, soprattutto, delle attività decennali di smaltimento illegale di rifiuti speciali anche pericolosi (ex tossico-nocivi) provenienti da varie zone d’Italia e che hanno trasformato parte della regione Campania in una sorta di immensa discarica abusiva gestita dalla Camorra.

Berl-BertForte è la preoccupazione che simili “strategie della catastrofe”, a cui sembra ispirarsi anche il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, anche se non della portata di quella napoletana, possano determinarsi in molte altre parti di Italia dove la situazione oggi pare apparentemente tranquilla, ma sono in discussione piani di incenerimento che incontrano forte opposizione. Sui media è spesso apparso un quadro contraffatto in cui i maggiori responsabili (i commissari, la loro struttura tecnica e i loro referenti politici ed industriali, ecc.) sono presentati come vittime di una situazione che gli ha impedito di fare “la cosa giusta”, cioè, secondo loro, un sistema incentrato sull’incenerimento. Colpevoli sono divenuti coloro che si sono opposti, additati come irresponsabili.

inceneritore AcerraLa gestione dell’emergenza decantata addirittura come “miracolo” nella realtà ha portato solo all’apertura dell’inceneritore di Acerra, e nessun impianto di biodigestione e compostaggio dell’umido, la frazione dei rifiuti urbani che crea allarme sanitario, è stato nel frattempo realizzato, e le raccolte differenziate restano a livelli estremamente modesti. L’azione “miracolosa” del binomio Berlusconi-Bertolaso nella realtà somiglia tanto ad asciugare con secchi dorati e stracci di seta pura l’acqua che continua a sgorgare da una enorme falla che nessuno si preoccupa di riparare. Nessuno mette in dubbio l’efficienza di Bertolaso, ma non c’è niente di peggio di correre con la massima efficienza nella direzione sbagliata

La direzione giusta è trovare soluzioni rapide ed efficaci per risolvere al più presto la catastrofe generata da anni di non intervento e di interventi sbagliati, volti a soddisfare più interessi economici di parte che l’interesse collettivo. Lo scopo non deve essere solo superare l’emergenza, ma farlo in modo da poter riprendere a ragionare delle migliori soluzioni da un punto di vista sociale, economico ed ambientale, in una gestione ordinaria.

La strategia? E’ l’ennesima utopia concreta e necessaria, tecnicamente realizzabile, che diviene impossibile fintanto che la situazione sarà gestita dall’attuale classe politica. Eccola.

0 giorni identificazione di discariche esistenti per ricevere i rifiuti attualmente prodotti, alle quali si farà ricorso in misura decrescente con l’attivazione delle misure successive
60 giorni ordinanza contingibile e urgente per la proibizione della vendita e l’uso negli esercizi pubblici di oggetti mono-uso non motivati da necessità
60 giorni Realizzazione di isole ecologiche attrezzate e presidiate (almeno una per ogni circoscrizione) per il conferimento di ingombranti, RAEE e rifiuti riciclabili, che dovrebbero comprendere anche mercatini di prodotti riparati o ancora utilizzabili;
60 giorni piano per la prevenzione dei rifiuti: accordi di programma con gli esercizi commerciali, mense, ristorazione, ecc.
90 giorni realizzazione di piani comunali di raccolta domiciliare spinta sul modello di tanti comuni italiani ed europei attivando al partecipazione dei cittadini
120 giorni realizzazione di impianti di biodigestione e compostaggio di qualità, privilegiando l’adeguamento di impianti esistenti e non ancora avviati o già progettati
120 giorni piano per la prevenzione dei rifiuti: accordi di programma con settori industriali, di distribuzione e commerciali
120 giorni la riconversione di impianti di CDR esistenti a TMB per fasi successive di completamento (selezione post raccolta, pretrattamento e biostabilizzazione) per il trattamento dei rifiuti residui per evitare di dover continuare a conferire i rifiuti putrescibili in discarica
150 giorni completamento della riconversione di impianti di CDR esistenti a TMB con lo stadio di digestione anaerobica con estrazione del biogas, della frazione organica.
180 giorni estensione su tutta la città della raccolta porta a porta e delle isole ecologiche, con la eliminazione dei cassonetti stradali
360 giorni estensione a tutta la popolazione delle raccolte domiciliari e completamento dell’impiantistica per il trattamento del rifiuto organico e il ricilaggio degli altri materiali.
Risultati a 360 giorni Riduzione dei rifiuti 10% – raccolta differenziata 45% – recupero materia da TMB 15% – in discarica 30%
a 3 anni Riduzione rifiuti 20% – raccolta differenziata 60% – recupero materia da TMB 10% – in discarica 10%

La strategia proposta consentirebbe, oltre ai benefici ambientali, una riduzione dei costi di smaltimento per i cittadini, l’attivazione di nuove iniziative imprenditoriali con le relative ricadute positive sull’occupazione, e soprattutto l’intervento di una molteplicità di soggetti economici di piccole e medie dimensioni, riducendo il rischio di interferenze malavitose che ruotano intorno al grande affare dello smaltimento in discariche ed inceneritori.

proteste discaricaAnche se oggi si parla di infiltrazioni camorristiche nelle proteste di questi giorni, come se non ce ne fossero purtroppo nelle attività promosse dal Governo ed in ogni altra iniziativa che riguarda il grande affare dello smaltimento dei rifiuti in Campania, i cittadini di Terzigno e dintorni hanno tutte le ragioni per protestare contro situazioni che danneggiano la loro salute, distruggono la loro economia e il futuro di aree di gran pregio ambientale, e non risolvono in maniera corretta il problema dei rifiuti ma al più consentono di guadagnare un po’ di tempo, lasciandolo irrisolto in eredità a chi verrà dopo.

ANDREA MASULLO