Lo tsunami atomico: disastri naturali e disastri umani
Quando si verifica un evento improvviso che sprigiona una grande energia come un terremoto, una eruzione vulcanica, una esplosione chimica, i danni che ne derivano dipendono essenzialmente da due fattori: quanti oggetti vulnerabili ci sono nell’area investita e che valore hanno questi oggetti. Quando si tratta di presenze umane ovviamente il valore della loro vita è assoluto e non quantificabile. Ma ci sono anche fenomeni in grado di attivare una catena di eventi potenzialmente catastrofici che possono moltiplicare i danni. E’ esattamente ciò che è avvenuto in Giappone, dove una potentissima energia sismica ha scatenato onde anomale di straordinaria potenza. Ebbene le tecnologie costruttive moderne adottate e la grande preparazione di massa hanno consentito al popolo giapponese di proteggersi molto bene dall’onda sismica che, benché di potenza straordinaria, ha causato di per sé danni e vittime umane assai limitati. Per comprendere ciò, se un ‘evento del genere fosse accaduto in Italia avrebbe istantaneamente raso al suolo intere città, provocando centinaia di migliaia di morti. Ma l’onda anomala che si è scagliata sulle coste ha travolto tutto con una potenza a cui nessuna opera umana può opporsi, mietendo quelle vittime che il terremoto non aveva fatto. Di fronte ad uno tsunami l’unica possibilità di salvezza è la fuga se l’evento ne dà il tempo. Ma nel caso giapponese si sta rischiando di innescare un terzo evento catastrofico causato dall’uomo, superiore per potenziali vittime ai primi due eventi naturali. Il collasso di impianti nucleari che può comportare gravi conseguenze a livello addirittura planetario.
Le centrali giapponesi sono state realizzate per resistere a terremoti del 6° grado; solo le ultime sono fatte per resistere fino al 7°; nessuna è fatta per resistere a terremoti come quello accaduto che ha sfiorato il 9° grado della scala Richter. Poco è stato comunicato riguardo a quanto è accaduto e sta ancora accadendo nelle centrali nucleari giapponesi, secondo un usuale atteggiamento omertoso che caratterizza l’informazione in questi casi. Da quello che abbiamo sentito e visto sui siti internet si può provare a ricostruire ciò che forse è accaduto.
In un primo comunicato si è parlato di danni ai sistemi refrigeranti di emergenza, il che fa supporre che il terremoto abbia danneggiato sia il sistema di raffreddamento normale che quello di emergenza. Si è infatti parlato di una forte crescita di temperatura che conferma la nostra ipotesi. Poi abbiamo assistito al video di una forte esplosione che dalle dimensioni e dal colore della nube, e per il fatto che null’altro può esplodere in quel modo, nemmeno il materiale radioattivo, probabilmente è stata una esplosione di vapore. Come si è generata quella enorme quantità di vapore?
Stiamo sempre facendo ipotesi su informazioni scarsissime, tuttavia tutto lascia pensare che dopo il sisma, i danni ai sistemi di raffreddamento abbiano fatto perdere il controllo della reazione nucleare che ha iniziato ad evolvere verso temperature che portano all’evento catastrofico della fusione del nocciolo con l’emissione in atmosfera di una gran quantità di materiali radioattivi; esattamente come accaduto a Chernobyl. Probabilmente la temperatura aveva già superato la soglia limite entro la quale sono attuabili gli interventi previsti dai protocolli di emergenza e si è deciso di procedere ad un tentativo disperato: l’allagamento del reattore con gran quantità di acqua di mare, certi che ciò avrebbe prodotto l’enorme esplosione di vapore che abbiamo visto nei video, ma che questa, benché sicuramente contenente isotopi radioattivi, sarebbe stato il male minore rispetto alla fusione del nocciolo. Nessuno poteva garantire la riuscita dell’intervento, ma i comunicati rassicuranti seguiti all’esplosione lasciano pensare che si sia per fortuna riusciti a riportare la reazione sotto controllo. Qualcuno dovrà dirci al più presto quali e quanti isotopi radioattivi sono fuoriusciti con quella nube. Per ora le autorità tacciono su ciò che i cittadini, non solo quelli giapponesi, hanno il diritto di sapere immediatamente. Tragedia nella tragedia, la prassi delle attività nucleari prevede in casi di grave emergenza il sacrificio della vita di un certo numero di lavoratori, che viene letteralmente immolato esponendolo a dosi elevatissime di radioattività, quasi sempre letali nel breve e nel medio termine. Spero che le mie ipotesi siano sbagliate, ma temo che le cose siano andate proprio così.
Questa è l’etica e la realtà dell’energia nucleare, nata per la guerra ed ipocritamente adattata alla pace, pericolosissima, costosissima e sviluppatasi solo dove è stata sorretta direttamente e indirettamente con danaro pubblico, da Governi che si sono piegati ad interessi strategico/militari (come è evidente particolarmente in Francia, negli USA, in Giappone e in Iran) o peggio agli interessi di potenti lobby economiche (come è il caso dell’Italia).