Il dramma immigrazione: la politica dia prova di serietà
Nel mondo arabo sta avvenendo un fatto storico che potrà avere effetti che lasceranno il segno su questo secolo, come la caduta del muro di Berlino nel secolo passato. La popolazione, con in prima fila i giovani, si ribella a regimi dittatoriali pluridecennali, con pretese ereditarie, che ingabbiano una stratificazione sociale estremamente piramidale in cui il popolo, generalmente in stato di povertà, vede passare enormi ricchezze sulla propria testa senza riceverne alcun beneficio. E dal momento che queste ricchezze sono prodotte dalla vendita di risorse non rinnovabili e che quindi si esauriranno, il petrolio e il gas, i giovani in particolare si sentono derubati non solo del presente ma anche del futuro. E’ lo schema dell’economia contemporanea che nel suo declino crea crisi ambientali, economiche e sociali. Le poche grandi compagnie che sfruttano questi giacimenti lucrando enormi capitali, hanno bisogno di regimi stabili e consenzienti. E tutto ciò avviene per alimentare i nostri alti consumi energetici, e soprattutto i nostri vizi e i nostri sprechi. Tutte le risorse non rinnovabili creano ricchezza nei luoghi di utilizzo e nei luoghi di estrazione creano ricchezza in limitate caste di potere e miseria diffusa nella popolazione. La nostra società consumista ed opulenta si alimenta producendo come “effetto collaterale” miseria ed inquinamento in questi paesi.
Ed allora è inaccettabile l’atteggiamento di chi prima prono davanti al dittatore per il proprio interesse, oggi sta guardare come si svolgono gli eventi aspettando come potrà continuare a rapinare il futuro di quei giovani. Ed è agghiacciante sentir parlare alti esponenti del governo dell’afflusso di profughi sulle nostre coste con ipocrite distinzioni fra gente in fuga dalla guerra e gente in fuga per problemi economici, come se le due cose non coincidessero; fa ancora più rabbia quando questa ipocrisia la fanno politici che non mancano mai di sottolineare la loro adesione ai valori cristiani.
E’ ancora inaccettabile che questo dramma venga trattato da alti esponenti del governo usando categorie grossolane e volgari come “casa nostra e casa loro, roba nostra e roba loro” o con l’offerta del biglietto per il viaggio di ritorno come se fossero arrivati qui rischiando la vita per un viaggio di piacere.
Ora basta! Questo è davvero troppo! Voi che non siete stati scelti dal popolo, ma imposti dalle segreterie dei partiti secondo una legge elettorale da voi stessi fatta e poi definita “porcellum”, voi che siete profumatamente pagati per il mestiere che fate, avete il dovere di presentarci una analisi seria della situazione, dei problemi di fondo che la hanno prodotta, ed indicarci una soluzione seria, e non volgari analisi da “bar dello sport”. Se la vostra mediocre cultura non vi consente ciò, i soldi che vi diamo di tasca nostra usateli per studiare, e presentarci analisi meno infantili e grossolane.
Vi invito a ricordare che un po’ più a sud di questi paesi in rivolta vive la stragrande maggioranza di quel miliardo di persone che secondo la FAO non sono alimentate a sufficienza, non perché non sanno coltivare la terra, ma perché la maggior parte della loro produzione agricola è destinata all’esportazione in Europa per pagare il debito contratto per progetti di cooperazione che hanno evidentemente arricchito le nostre imprese senza risolvere i loro problemi, anzi aggravandoli. Questi paesi, a causa di questo perverso meccanismo, sono costretti ad importare cereali da noi che li produciamo in modo industriale rendendo il loro prezzo dipendente da quello del petrolio che noi stessi determiniamo con i nostri consumi e con le nostre imprese petrolifere. Bastano pochi centesimi di aumento che un altro miliardo di persone cadrà nella fame. Aggiungete pure qualche zero al numero degli immigrati che oggi raggiungono le nostre coste, ed avrete un quadro realistico di quanto accadrà nei prossimi decenni a causa dei nostri capricci nei consumi e dei nostri sprechi.
Onorevole Casini, li rimanderemo tutti indietro perché la fame è un problema economico e non è una guerra?
Onorevole Frattini, pagheremo a tutti il biglietto di ritorno perché possano morire sereni a casa loro?
Onorevole Bossi, vogliamo forse ammazzarli noi perché smettano di soffrire?
Non me ne vogliate voi che ho nominato, perché ancor peggio di voi sono quei tanti vostri colleghi altrettanto da noi superpagati che di fronte a queste tragedie semplicemente tacciono.