Andare a votare è un dovere morale
Nell’autunno del 2007 fui incaricato dall’allora Ministro dell’Ambiente di curare l’organizzazione della Conferenza Nazionale Energia e Ambiente. In questa conferenza, tutte le parti interessate, mondo accademico, enti di ricerca nazionali ed internazionali, imprese, associazioni, avrebbero dovuto essere chiamate a dare il loro contributo alla definizione di una strategia energetica nazionale in grado di dare risposte efficaci e convincenti agli impegni presi dal nostro paese in sede europea ed internazionale. Si trattava di disegnare un percorso chiaro e convincente per i prossimi trent’anni, entro il quale dare certezze di investimenti alle imprese, orientamento alla ricerca, per convergere tutti insieme verso l’obiettivo di stabilità economica ed ambientale del nostro futuro energetico, valorizzando al meglio le risorse nazionali e riducendo la dipendenza dall’estero. Tutte le opzioni sarebbero state considerate senza pregiudizi, dal carbone al nucleare, dall’efficienza energetica alla radicale revisione del nostro sistema di trasporto, per disegnare una transizione economicamente praticabile verso un futuro basato su fonti pulite e rinnovabili. Ma poi cadde il governo Prodi e di tutto ciò non se ne fece più nulla.
L’attuale governo ritiene che le questioni energetiche debbano essere discusse solo con le grandi imprese energetiche dando la priorità ai loro interessi economici rispetto agli interessi del paese. E’ la logica dei grandi affari che ha guidato le politiche di questo governo in tutti settori strategici dell’economia, in una commistione di interessi spesso inconfessabili. Come si può affermare altrimenti, come fa il nostro presidente del consiglio che una tecnologia come quella nucleare che in 60 anni non ha saputo risolvere i problemi di sicurezza e di gestione delle scorie, arrivando a produrre meno del 6% dell’energia primaria utilizzata nel mondo, sia l’energia del futuro? I suoi numeri rappresentano un evidente bilancio fallimentare; gli ultimi 60 anni in campo tecnologico rappresentano una eternità. Un computer con le potenzialità di quello con cui sto scrivendo questo articolo appoggiato sulla mia scrivania, 60 anni fa avrebbe occupato l’intero appartamento in cui vivo. Se una soluzione ci fosse per i problemi gravissimi lasciati irrisolti dall’energia nucleare, la si sarebbe già da tempo trovata. Certamente non la si troverà ora che le nuove centrali che dovrebbero essere costruite in Italia, probabilmente non avranno uranio sufficiente per tutti i loro 50 anni di vita. Ebbene sì, esiste anche quest’altro problema: l’esaurimento dell’uranio sfruttabile a fini energetici dovrebbe avvenire entro 60 anni, secondo i più ottimisti entro 80; vi ricordo che in termini energetici per risorsa sfruttabile si intende quella che per la sua estrazione, raffinazione e condizionamento richiede una quantità di energia inferiore a quella estraibile in centrale.
Non è accettabile che scelte che riguardano il nostro futuro, la nostra stessa vita e che lasciano una pesantissima eredità eterna alle generazioni future (le scorie contenenti plutonio vanno custodite per oltre 200.000 anni) venga gestita da politici sulla base di interessi economici di parte, discutendone solo con imprese italiane e francesi, molto interessate ad appianare i bilanci fallimentari del sistema francese che è alla vigilia di pesantissimi investimenti necessari a chiudere le sue centrali più vecchie, ottenendo per le nostre imprese vantaggi dall’utilizzo degli impianti di lavorazione ed arricchimento dell’uranio e riprocessamento del combustibile irradiato già esistenti in Francia e sostenuti economicamente dal governo francese ed italiano, cioè dai cittadini. In tutto questo, credetemi l’energia non c’entra assolutamente nulla, è l’ultima delle preoccupazioni di questa losca e potentissima lobby.
Abbiamo il diritto di scegliere per la nostra vita ed il dovere di scegliere per la vita delle generazioni future; per questo abbiamo il dovere morale di andare a votare e votare SI’ al referendum sul nucleare.