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DISCARICACAPITALE

9 giugno 2012 0 commenti

Roma come Napoli! Migliaia di tonnellate di rifiuti domestici rischiano di restare ogni giorno in strada ed in pochi giorni trasformare la “Città Eterna” in una grande discarica. Come si è arrivati a tutto questo?

Emergenza rifiuti a Napoli

Emergenza rifiuti a Napoli

Sono decenni ormai che nel nostro paese l’economia vera, che produce cose utili, che fa innovazione, è stata sostituita dall’economia dell’accaparramento, della caccia agli incentivi, delle truffe e degli espedienti. Una generazione di pseudo-imprenditori, prevalentemente ignorante, esperta nell’arte della corruzione, della “mazzetta” e dell’intrallazzo, ha sviluppato una economia che produce danni alla salute ed alla società ed enormi ricchezze solo per loro. Questa economia consumista, che non produce ma distrugge ricchezza e potenzialità, che uccide l’ambiente e il futuro, che inquina non solo l’aria e l’acqua ma anche le menti, domina e devasta il nostro paese. Convince milioni di persone che l’acqua che staziona per settimane e mesi in bottiglie di plastica tutt’altro che innocue, sia migliore di quella che esce dalle reti idriche delle nostre città, che la frutta sigillata in vaschette ed involucri di plastica, che il cibo già suddiviso in mini porzioni rigorosamente impacchettate in materiali poco salubri come polietilene ed alluminio sia più igienico e più pratico, ed infine, che le migliaia di tonnellate di questi inutili packaging possano scomparire in modo miracoloso in impianti tecnologici, e che tutto ciò possa essere fatto con grande beneficio per tutti.

In questo modo questa economia del danno produce profitti sia vendendo cose inutili come questo over packaging, sia distruggendo queste stesse cose in impianti finanziati ed incentivati con i soldi dei cittadini: dopo il danno anche la beffa.

La verità è esattamente l’opposto. Bruciare 1 kg di plastica consente di utilizzare solo il 5-6% dell’energia che è servita a produrlo; pertanto sarebbe molto più vantaggioso riciclare questo materiale piuttosto che incenerirlo. Ma gli imprenditori “sanguisughe”, dopo aver convinto tutti che i 32 milioni di tonnellate di materiali che ogni giorno scartiamo siano cose inutili e quindi rifiuti da distruggere, hanno sfacciatamente ribattezzato le loro macchine distruttrici “termovalorizzatori”.

Il nostro paese non può permettersi di distruggere materiali utili e regalare soldi ai loro distruttori.

Cosa c’entra l’emergenza rifiuti a Roma in tutto questo?

discaricapitaleChi vi scrive, nel 2002 fece parte di una commissione nominata dall’allora sindaco di Roma Walter Veltroni, presieduta dal Prof. Walter Ganapini, per la chiusura ottimale del ciclo dei rifiuti. La commissione, nonostante la maggioranza dei suoi membri avesse legami professionali con le imprese di smaltimento che operano in città, grazie all’appoggio del suo presidente, stilò sotto la pressione mia e di Lucia Venturi di Legambiente e del Prof. Giorgio Nebbia, poi ritiratosi per non aver ritenuto sufficiente il livello di ottimizzazione raggiunto,  un documento che prevedeva il passaggio in tre anni alla raccolta porta/porta ed attività spinte di riduzione dei rifiuti alla fonte. Secondo quanto previsto dal documento Roma, già nel 2005, avrebbe potuto riciclare più del 50% dei suoi scarti, ridurre i rifiuti del 20% e non aver bisogno quindi né di nuove discariche né di inceneritori, avviandosi verso una prospettiva zero-waste per il 2010.

I dirigenti dell’AMA (la municipalizzata cittadina) ad ogni audizione si premuravano di prendermi in disparte sostenendo che la mia fosse una utopìa irrealizzabile in una città come Roma, ed ora loro sono ancora là, in posizioni di ancora maggiore responsabilità, nonostante che con il loro pseudo realismo di facciata abbiano portato Roma sull’orlo  del disastro ambientale.

L’esito del rapporto della commissione fu addirittura scandaloso. I dirigenti di AMA, come avanguardie degli imprenditori dello smaltimento, che lucrano sui danni che producono essi stessi, fecero in modo che il rapporto della commissione non venisse mai presentato al pubblico.

Dopo 10 anni queste stesse persone sono ancora lì a guidare la baracca dell’AMA, costretti oggi dal Ministro Clini ad intraprendere con ritardo ed urgenza quella strada che noi avevamo già indicato 10 anni prima… può mai il piromane suggerire una buona strategia per spegnere il fuoco?

E nel frattempo il sindaco Alemanno, ha fatto anche peggio dei suoi predecessori Rutelli e Veltroni, succubi del potere di “imprenditori sanguisughe”, riempiendo l’AMA, secondo le inchieste in corso, di centinaia di amici e parenti suoi per scaldare poltrone e non per pulire la città.

E in tutto questo nessuno si è ancora degnato di consultarci, almeno per chiederci come andarono veramente le cose 10 anni fa..