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Taranto: il governo faccia il suo dovere

15 agosto 2012 0 commenti

E’ paradossale il fatto che un governo che tanti sforzi sta facendo per ridare credibilità internazionale al nostro paese, oggi dia al mondo la pessima immagine di ministri che attaccano magistrati rei di applicare la legge. Molti di voi diranno: qual è la novità? E’ questo il vero dramma, l’assenza di discontinuità con l’ostilità del governo Berlusconi verso magistrati che conducevano indagini scomode. Ma mentre prima la questione era circoscritta a faccende, a volte gravi e a volte grevi, relative alla persona del premier, oggi riguarda fondamentali principi di civiltà. Può la ragion di stato o la convenienza economica di una parte imporre la violazione di un diritto costituzionale, nonché universale, come la salute e la vita, al resto della popolazione?

Le cose stanno proprio in questi termini, infatti gli impianti dell’ILVA, non rispettando le norme relative alle emissioni, hanno già minato gravemente la salute di molti cittadini di Taranto, fino alla morte per un numero ancora imprecisato di casi. Si parla già di centinaia di morti, centinaia di casi di tumori, anche in bambini, migliaia di casi di malattie respiratorie gravi e invalidanti.

La legge italiana ed europea, che il governo è tenuto a rispettare ed i magistrati a far rispettare, impone che, un impianto che abbia emissioni non a norma e costituenti un grave pericolo per la salute, venga immediatamente fermato fino a quando non abbia compiuto gli adeguamenti tecnologici necessari al rispetto delle leggi. Chi dice il contrario commette il reato di complicità ed istigazione a delinquere, aprendo un precedente pericolosissimo ed indegno per un paese civile. Commette un atto altamente immorale e diviene complice e corresponsabile delle morti presenti e future.

Un governo serio dovrebbe lodare quel magistrato coraggioso, che difende il diritto di tutti nei confronti di una impresa che ha avuto fino ad oggi un atteggiamento criminale e gravemente omissivo. In un paese civile chi commette questi crimini deve pagare i danni, come fu per la Hoffmann – La Roche di Seveso, come sarà per il disastro petrolifero nel golfo del Messico. Spetta piuttosto al governo garantire agli operai coinvolti gli strumenti per far fronte al tempo necessario alla riapertura degli impianti. Un governo moralmente credibile avvii immediatamente una seria indagine epidemiologica per rendere conto alla popolazione di Taranto ed all’intero paese, delle dimensioni di questo disastro.

Gianluigi Pellegrino, su Repubblica del 15 agosto, invoca un intervento del legislatore per dirimere questa questione. Attenzione, le leggi già ci sono e sono tutte di derivazione Comunitaria; il problema nasce piuttosto dal mancato rispetto delle leggi, perché un impianto come l’ILVA non dovrebbe mai essere localizzato all’interno di un centro urbano. Un nuovo intervento legislativo può solo peggiorare le cose in quanto la storia ci insegna che il potere di pressione delle grandi imprese sul legislatore è assai maggiore di quello dei cittadini.

Nella mia esperienza personale, ho vissuto 15 anni fa un caso analogo, anche se assai meno drammatico, come consulente della Provincia di Rieti. La Nuova Rayon (ex SNIA) localizzata in pieno centro urbano, emetteva anidride solforosa oltre i limiti di legge. La difficoltà ad imporgli di rispettare i limiti fu anche allora il ricatto occupazionale, nonostante che la SNIA fosse riuscita a farsi confezionare una legge ad hoc per emettere di più ottenendo addirittura l’aggiunta della definizione di rayon di alta qualità, inesistente nella normativa europea. Questo rayon speciale consisteva in una fibra più resistente ottenuta eliminando le cappe di aspirazione dell’aria che in tutte le altre fabbriche europee erano poste per legge sulle macchine a tutela della salute dei lavoratori.

Voci scomposte dal governo hanno addirittura diffidato il magistrato dal chiudere l’impianto per non scoraggiare gli investitori esteri. Direi piuttosto che l’immagine che in questi giorni alcuni ministri stanno dando, che in Italia in cambio del lavoro si possano violare le leggi sulla sicurezza, attirerebbe solo filibustieri di una economia criminale, che fino ad oggi si sono rivolti tragicamente solo a paesi del terzo mondo. E’ questa l’idea di futuro di questo governo? Io che da queste pagine ho accolto con entusiasmo la sua nascita, spero proprio di no; spero solo che si tratti di malintesi e di disorientamento da parte di due suoi ministri, uno dei quali, quello dell’ambiente, non scopre certo oggi la questione, ma ben la conosce da diversi lustri.