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150 anni dall’«Origine della specie»

16 febbraio 2009 0 commenti

Festa nel mondo scientifico

Festa nel mondo scientifico

Dal 2003 anche in Italia il 12 febbraio si celebra il Darwin Day, una ricorrenza importata dal mondo anglosassone per celebrare la scienza e il libero pensiero. Il 2009 è però speciale perché segna sia il duecentenario della nascita di Charles Darwin sia il centocinquantenario della pubblicazione di «On the Origin of Species»: un anno darwiniano per ripensare e diffondere la teoria evoluzionista pubblicata per la prima volta nel 1859 ne «L’origine delle specie», il testo in cui Darwin presenta le evidenze scientifiche e spiega i meccanismi per cui gruppi di organismi di una stessa specie si evolvono gradualmente nel tempo attraverso un processo di selezione naturale.

La nuova teoria non solo fece vacillare definitivamente la posizione «fissista», secondo cui tutte le specie erano nate all’atto della Creazione, ma ridisegnò le coordinate del panorama scientifico mondiale, introducendo un concetto di portata rivoluzionaria: l’idea di evoluzione intesa come necessario ed incessante cambiamento biologico, connaturato all’esistenza stessa.
È un concetto di evoluzione non riducibile al concetto di progresso, perché la scienza non si muove secondo percorsi lineari; anzi, le sue risultanze rimettono costantemente in discussione anche le certezze più radicate nel nostro pensiero.
La teoria darwiniana non rimanda, peraltro, neppure ad una idea della natura come espressione di un progetto superiore ordinato e dunque conoscibile e interpretabile. Proprio questa irriducibilità ad ogni visione progressista e consolatoria segna la profonda distanza da altre teorie evoluzionistiche, in particolare da quella precedente di Jen Baptiste de Lamarck, il quale riconosce l’evoluzione come un evento determinato dalla natura (ma essendo sia la natura sia l’essere umano creazioni di Dio, si tratta sempre di un disegno metafisico), o come quella del coevo Alfred Russel Wallace, che esclude l’uomo dai processi evolutivi a cui è invece sottoposto il resto del creato.

(Debora Badii, Urp Arpat Arezzo)

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