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Fiumi, un’indagine del Wwf su inquinamento e discariche abusive lancia l’allarme: “Emerge un quadro desolante”

3 maggio 2010 0 commenti

wwf fiumiScarichi a cielo aperto “soprattutto civili”, terreni agricoli che rubano spazio alla poca vegetazione residua e discariche di sostanze inquinanti. E’ solo “una prima analisi”, ma da questa “emerge già un quadro desolante”. E’ quello dei fiumi italiani, secondo i primi risultati del monitoraggio compiuto dal Wwf lungo 29 corsi d’acqua di tutta Italia.

 

 

Terminato ieri, lo studio dei volontari dell’associazione del Panda ha riguardato Adda (Lombardia), Piave (Veneto), Savio, Taro e Po di Primaro (Emilia Romagna), Arzino e Tagliamento (Friuli Venezia Giulia), Magra (Liguria), Arno (Toscana), Alto Tevere (Umbria), Tevere, Aniene, Melfa (Lazio), Sangro, Sagittario, Aterno e Pescara (Abruzzo), Biferno (Molise), Volturno (Campania), Ofanto (Puglia), Agri (Basilicata), Angitola (Calabria), Oreto, Simeto, Ciane-Anapo, Irminio, Ippari (Sicilia), Rio Mannu (Sardegna).

 

In tutto sono oltre 600 i chilometri di corsi d’acqua monitorati per “segnalare in speciali cartografie lo stato delle fasce fluviali e delle zone di esondazione”. L’obiettivo, spiega il Wwf sul proprio sito internet (www.wwf.it ) è la realizzazione di una prima mappa aggiornata sullo stato dei principali fiumi, da presentare alla vigilia della Conferenza Nazionale della Biodiversità e avanzare in autunno proposte per la loro tutela, rinaturazione e valorizzazione.

 

Il Wwf denuncia tra l’altro quelli che ritiene i “primi segnali di una biodiversità impoverita nel delta del Po”: insieme ai ricercatori dell’Università di Ferrara, l’associazione ambientalista ha rilevato che “il 98% di specie di pesci presenti sono tutte alloctone”, ovvero non caratteristiche dei nostri corsi d’acqua.

 

“Pochi i casi di eccellenza che risulteranno nella nuova mappa”, anticipa il Wwf. A eccellere l’alto Sangro (Abruzzo), dove sono state rilevate le tracce della lontra: “non a caso, il mammifero più raro dei fiumi italiani, sceglie i tratti d’acqua più naturali e ancora in buono stato di salute”, sottolineano gli ambientalisti.

 

Tra i risultati del monitoraggio, si segnalano lungo l’Adda (Lombardia) la presenza di scarichi non funzionanti che sversano liquami direttamente nell’acqua del fiume in località Spino d’Adda Delo e Bompersico. Lungo il corso dell’Aniene (Lazio), segnalato invece il depuratore di Tivoli, “non funzionante che scarica direttamente nel fiume”. Nell’alto Tevere, in provincia di Perugia, le guardie volontarie del Wwf hanno denunciato uno scarico di fognature abusivo. In Campania, lungo il fiume Volturno, scoperte “pericolose discariche di amianto e eternit abbandonate lungo le sponde e numerose carcasse di bufale”. E poi, “ovunque gli alberi vengono tagliati abusivamente”.

 

La partecipazione alla campagna di monitoraggio “è andata oltre le aspettative”, commenta Andrea Agapito Ludovici, responsabile del programma Acque del Wwf Italia e della campagna Liberafiumi. “Sono stati oltre 600 i volontari che ci hanno aiutato e grazie al loro aiuto saremo finalmente in grado di capire lo stato di salute dei nostri fiumi”. L’entusiasmo per la partecipazione alla campagna è però spento dai risultati dell’indagine.

 

“I primi risultati – spiega Ludovici – confermano purtroppo i nostri timori: i fiumi italiani sono trattati come terra di nessuno, a parte qualche perla naturale”. Questo, aggiunge, “vuol dire che gli sforzi per difenderli devono essere attuati al più presto, a partire da una gestione unitaria del loro corso”. In autunno, annuncia l’ambientalista, “faremo le nostre proposte concrete per una gestione alternativa che possa riportare i fiumi ad uno stato di naturalità necessaria alla comunità”.