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Legambiente: “Il degrado degli ecosistemi costa 50 miliardi all’anno”

19 maggio 2010 0 commenti

amazzoniaIl 2010 e’ l’anno internazionale della biodiversità, eppure, “nel verificare se sono state adottate tutte le misure necessarie per fermare la perdita di specie viventi, ci si accorge che la missione, nel suo complesso, e’ fallita”.

Lo denuncia Legambiente, sottolineando che secondo le stime dell’Unione europea il degrado degli ecosistemi costa 50 miliardi di euro l’anno. E questo costo aumenta sempre di più: “un terzo delle forme viventi nei vari ecosistemi del nostro pianeta è a rischio di estinzione”, denunciano gli ambientalisti.

Di più: per il ‘Millennium ecosystem assessment’ (un progetto lanciato dalle Nazioni Unite nel 2000 per valutare le conseguenze che i cambiamenti degli ecosistemi hanno apportato al benessere dell’umanità) “circa i due terzi degli ecosistemi nel mondo sono in declino”.

Deforestazione, inquinamento industriale, desertificazione, cambiamenti di uso del suolo, introduzione di specie aliene, distruzione e frammentazione dell’habitat, riscaldamento globale: questi “i principali fattori della perdita di biodiversità, con conseguenze devastanti non solo per le specie animali e vegetali”.

Legambiente ricorda che “sempre più si tiene conto anche dei costi economici derivanti dal degrado degli ecosistemi”, e in tal senso “si calcola che la perdita complessiva di benessere sara’ pari al 7% del Pil nel 2050”. Una situazione che “rischia di aggravarsi ulteriormente a causa dell’aumento previsto della popolazione mondiale”, avverte l’associazione del cigno.

Tra le “poche buone notizie”, evidenzia Legambiente, figurano il ritorno della foca monaca nelle acque italiane, dopo circa 60 anni, la ricomparsa delle api e la diminuzione della deforestazione.

La perdita delle foreste, sottolineano gli ambientalisti, “nel decennio 2000-2010 si e’ ridotta a 13 milioni di ettari l’anno rispetto ai 16 milioni di ettari perduti nel decennio precedente”. Tuttavia “negli ultimi 10 anni e’ stata comunque persa una superficie forestale di oltre 50 mila chilometri quadrati, un polmone verde pari a due volte la Sicilia”.

Nonostante alcuni successi, nel territorio dell’Unione europea la situazione “ha continuato a deteriorarsi”: solo il 17% degli habitat e delle specie più vulnerabili protetti dalla direttiva Habitat presentano uno stato di conservazione soddisfacente. Le praterie, le terre umide e gli habitat costieri e degli estuari sono quelli maggiormente a rischio, ma anche il tasso di perdita della biodiversità marina ha raggiunto livelli allarmanti.

Secondo i dati della Iunc (l’Unione internazionale per la conservazione della natura) 17.291 (36%) su un totale di 47.677 specie studiate sono minacciate di estinzione: il 21% dei mammiferi, il 30% degli anfibi (i più a rischio tra le specie), il 12% degli uccelli, il 28% dei rettili, il 37% dei pesci di acqua dolce, il 70% delle piante, il 35% degli invertebrati.