Home » Redazione Ecquo » Apertura, Inquinamento »

Marea nera, non è finita: nuova perdita sul fondo del Golfo. Il governo Usa: “Togliere il tappo”

19 luglio 2010 0 commenti

Gulf Oil SpillIl governo americano ha ordinato a British Petroleum (Bp) di fornire informazioni su una presunta nuova fuga di idrocarburi e su “altre anomalie” vicino al pozzo che ha dato origine alla marea nera nel Golfo del Messico. Una nuova perdita, infatti, sarebbe stata individuata sul fondo del Golfo e il coordinatore federale Thad Allen ha chiesto con una lettera a Bp di presentare un piano per riaprire in tempi rapidi il pozzo Macondo che è stato chiuso da alcuni giorni da una struttura di contenimento.

“Vi chiedo di fornirmi una procedura scritta per potere aprire la valvola di strangolamento quanto più rapidamente possibile senza danneggiare il pozzo, nel caso in cui la fuga di idrocarburi accanto al pozzo dovesse essere confermata”, ha scritto l’ammiraglio Allen nella lettera indirizzata al direttore di Bp, Bob Dudley.

A quasi tre giorni dalla chiusura del “tappo” che ha fermato la fuoriuscita di greggio, che ha formato un’autentica marea nera, ieri trapelava un cauto ottimismo; i risultati dei test di controllo richiedevano però analisi più approfondite.

Bp aveva inizialmente previsto di effettuare prove per 48 ore dopo essere riuscita ad arginare la fuoriuscita chiudendo i “tappi” di un “imbuto” collocato sul pozzo. La possibilità che, imprigionato nel pozzo otturato da un gigantesco imbuto, il petrolio compresso finisca per creare falle e spargersi ancora nell’Oceano rappresentano la principale preoccupazione delle autorità e degli ingegneri di Bp.

L’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) ritiene che ci siano ora tra i 2,3 e i 4,5 milioni di barili di greggio sparsi in mare. A testimonianza delle difficoltà ad arginare i problemi causati dalla marea nera, un’enorme nave-cisterna taiwanese che doveva permettere di recuperare grandi quantità di petrolio sulla superficie dell’acqua è stata rispedita indietro in mancanza di risultati apprezzabili.

A seguito del naufragio il 22 aprile della piattaforma di BP Deepwater Horizon, la marea nera ha creato gravi ripercussioni sulla vita di tutti gli abitanti delle zone colpite (Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida), che vivono di pesca e di turismo. La marea nera è già costata a Bp 3,5 miliardi di dollari e le richieste risarcimenti al gruppo petrolifero potrebbero ammontare a una cifra dieci volte superiore.