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Baby-foche: riaperto il fuoco. La Ue fa retromarcia, stop al divieto di importazione

20 agosto 2010 0 commenti

foca_monaca_corbis_jpg_370468210Solo poche ore di tranquillità per le foche dell’Artico. Infatti, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha sospeso temporaneamente con ordinanza del 19 agosto, il divieto europeo sul commercio di prodotti derivati dalla caccia commerciale alle foche, che doveva entrare in vigore proprio oggi.

Alla base della sospensione l’istanza presentata da organizzazioni di popolazioni indigene del Canada e della Groenlandia insieme al Fur Institute of Canada, Canadian Seal Marketing Group e altre sigle collegate all’industria della pellicceria.

“Fino a ieri sera il portavoce della Commissione Europea assicurava che il bando sarebbe entrato in vigore quest’oggi. Questa mattina invece siamo venuti a sapere della sospensione del divieto d’importazione”, ha detto  Simone Pavesi, responsabile nazionale Lav settore pellicce.

La motivazione dell’accoglimento di questa richiesta di sospensione del bando europeo, come indicato nella ordinanza della Corte di Giustizia del 19 agosto 2010, è dovuta al fatto che “i giudici dovranno valutare le argomentazioni dei ricorrenti anche alla luce delle recenti disposizioni della Commissione Europea circa le modalità di applicazione del bando. Queste disposizioni sono state adottate con il regolamento 737/2010 approvato il 10 agosto e in mancanza delle stesse, già venne rigettata una prima richiesta di sospensione”, precisa Pavesi.

“La posizione delle popolazioni indigene canadesi e della Groenlandia è strana e inspiegabile visto che – prosegue Pavesi – il regolamento 1007/2009 consente già alle popolazioni Inuit e altre popolazioni aborigene di continuare a cacciare le foche, qualora tale pratica sia finalizzata alla loro sussistenza, quindi non vi è alcuna limitazione delle loro tradizioni”.

“Il persistere di tali opposizioni al bando europeo, conferma che la caccia alle foche è condotta per meri fini commerciali e non per salvaguardare tradizioni locali. Per questo siamo fiduciosi che la Corte di Giustizia Europea considererà preminente la decisione del legislatore comunitario adottata nell’interesse dei cittadini europei e a tutela di milioni di animali riconosciuti dallo stesso legislatore quali esseri senzienti”, conclude Pavesi.