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Montenegro, Wwf: “Stop alle dighe sul fiume Moraca”

19 ottobre 2010 0 commenti

montenegroLa costruzione di quattro dighe per la produzione di energia idroelettrica sul fiume Morača in Montenegro rischia di degradare irreversibilmente  una delle più importanti aree umide dell’Europa orientale. All’indomani dall’apertura della Conferenza ONU sulla Biodiversità in corso a Nagoya (COP 10), il WWF lancia l’allarme su un paradiso sconosciuto ai più, a pochi chilometri dalle coste italiane che subisce lo stesso destino riservato ai bacini dell’Amazzonia o del Congo, dove lo sfruttamento delle risorse idriche per la produzione di energia non tiene conto del grande patrimonio di biodiversità e dei servizi economici ad esso legati.

L’enorme impianto idroelettrico della potenza di 600/700 GWh l’anno dovrebbe servire a coprire il fabbisogno energetico nazionale, nonché a esportare energia; in Italia in particolare attraverso un elettrodotto in Adriatico per la cui realizzazione esiste già un accordo dei due governi. Se realizzate secondo le linee guida indicate, le dighe danneggeranno non solo l’ecosistema fluviale del Morača, ma l’intero patrimonio di biodiversità del lago Scutari, il più esteso della penisola balcanica. A rischio di sparizione specie ittiche molto rare e all’orizzonte una riduzione dei proventi dal settore della pesca del 30%, con una perdita di reddito pari a 1,5 miliardi di euro l’anno.

Il Lago Scutari, di cui il fiume Morača è il principale affluente, è protetto dalla Convenzione di Ramsar ed è al centro di una zona umida, dimora  di circa 1900 specie vegetali e più di 400 specie animali tra mammiferi, pesci, uccelli, rettili e anfibi, molte delle quali endemiche. L’intera area è inoltre uno degli ultimi siti di nidificazione dell’Adriatico di molte specie di uccelli. Questo immenso patrimonio rischia di subire uno squilibrio irreversibile a causa della costruzione di quattro dighe sul fiume Morača, progettate in assenza di una seria Valutazione Ambientale Strategica e in violazione di quanto l’Unione europea prescrive in tema di trasparenza e sostenibilità.

E’ di questi giorni l’approvazione dell’Atto di concessione, che di fatto dà il via alla gara d’appalto e quindi ai lavori,  e che giunge alla fine di un processo di consultazione pubblica che ne denuncia la mancanza di trasparenza e di una corretta analisi di costi/benefici per il Paese.

L’Atto di concessione che stabilisce le linee guida per i potenziali investitori è basato su una Valutazione Strategica Ambientale insufficiente e parziale che non ha recepito le centinaia di osservazioni tecniche provenienti da studi indipendenti, commissionati dalla società civile e da Associazioni come il WWF Mediterraneo e Green Home (ONG montenegrina partner di WWF). Allo stato dei fatti rischiano di essere definitivamente compromessi siti di importanza comunitaria come il Mala Rjeka e Mrvtca (siti già entrati nella rete Smeraldo, programma per i Paesi europei che non sono membri Ue per la tutela di aree strategiche per la conservazione della natura), l’ecosistema ittico da cui dipendono intere comunità, patrimoni storici e artistici come il Monastero Morača, che lambito dalle rive subirebbe le inevitabili conseguenze dell’umidità.

E’ per queste ragioni che il WWF chiede al gruppo A2A, che già possiede il 43% della società elettrica montenegrina, di non partecipare alla gara d’appalto, qualora questa venisse indetta alla luce di criteri contrari alle norme dell’Unione europea e in violazione degli interessi nazionali del Montenegro, seguendo l’esempio di altri investitori internazionali che si sono dichiarati indisponibili a lavorare in assenza di chiare regole di trasparenza e sostenibilità ambientale” dichiara Andrea Agapito, responsabile del Programma Acque di WWF Italia.

Un anno fa la Statkraft norvegese decideva, allo stesso modo, di non lavorare in Montenegro. “La Statkraft applica procedure molto stringenti per lo sviluppo dell’idroelettrico in tutto il mondo: è quanto abbiamo fatto in Albania, ma in Montenegro il quadro è incerto e non vi è garanzia che il progetto-dighe sia fondato su principi solidi di sostenibilità ambientale e inteso a minimizzare l’impatto sociale”.

“Le procedure adottate e il progetto stesso sono incompatibili con le norme comunitarie (la Direttiva quadro sulle Acque per esempio), per questo gli investitori che provengono da paesi membri dell’Ue dovrebbero pretendere standard più elevati quanto a trasparenza e sostenibilità ambientale. Standard che dovrebbe adottare il Montenegro per primo, visto che aspira a entrare nell’Unione europea” ha concluso Agapito