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L’orso Dino ammazzato in Slovenia. Complimenti

25 marzo 2011 0 commenti

dinoL’orso Dino, cosi’ battezzato in omaggio allo scrittore bellunese Dino Buzzati, e’ morto. L’hanno abbattuto a Vrhnika, a meta’ strada tra Postumia e Lubiana (Slovenia). Gli ha sparato un cacciatore sloveno, che l’aveva attirato in una trappola _ un carnaio _ appositamente installata per  richiamarlo. A riferirlo è il Corpo Forestale dello Stato, che spiega come la notizia della morte dell’orso “e’ arrivata oggi sebbene il fatto risalga allo scorso 15 marzo“.

L’orso era stato preso sotto la protezione della Forestale del Trentino alto Adige e dal Corpo forestale dello Stato, che ne monitoravano gli spostamenti attraverso un radiocollare. Dell’animale, pero’, “si erano perse le tracce”.

 
 Divenuto famoso per essere stato capace di arrivare in Italia dalla Slovenia, sua terra natia, percorrendo centinaia di chilometri in pochi giorni, Dino aveva suscitato non pochi timori per essersi avvicinato troppo ai centri abitati, fino a fare razzia degli animali nelle stalle. E in Slovenia, spiegano, l’orso e’ stato ucciso perche’ _ questa è lòa gioustificazione _ “aveva mostrato un comportamento anomalo che lo aveva spinto a battere il capo, ripetutamente, contro le pareti delle case”.  “Il sospetto era che l’animale avesse contratto la rabbia”. Troppo facile, troppo sbagliato. Autorizzata l’uccisione dalle autorita’ slovene, “solo dopo si e’ potuto scoprire che in realta’ il plantigrado presentava una ferita”.  L’abbattimento, fa sapere la Forestale, e’ peraltro da considerarsi legale in Slovenia, Stato grande piu’ o meno quanto il Veneto dove la popolazione degli orsi e’ stimata nell’ordine di 450 esemplari. Un provvedimento legislativo “ne autorizza dunque l’eliminazione di 100 unita'”.

La vicenda dell’orso Dino, ricorda la Forestale, ha origine nel 2009, quando l’animale aveva raggiunto l’Italia attraverso la foresta del Tarvisio. Percorso il Cadore, era entrato nel Trentino. Qui erano stati raccolti dei campioni di peli per essere analizzati, appurando che l’animale non apparteneva alla popolazione italiana.  La Forestale decise di legargli al collo un radiocollare per poter monitorare i suoi spostamenti. Risvegliatosi dal letargo, nella primavera del 2010 Dino e’ entrato in Veneto dove, sull’altopiano di Asiago, ha ucciso ben 14 asini. Il 2 giugno e’ stato quindi ripreso con una fototrappola notturna nuovamente nella foresta del Tarvisio.  In pratica, entrato nella stagione degli amori, in poche settimane l’orso ha percorso centinaia di chilometri, mostrando una grande capacita’ di spostamento nel superare valichi, monti, boschi e fiumi alla ricerca di una compagna.   Di lui si erano perse le tracce: l’ipotesi era che fosse stato abbattuto e che nel giorno di ferragosto. Il Corpo forestale dello Stato attraverso il Coordinamento distrettuale di Asiago (Vicenza) sulla questione aveva aperto anche un’inchiesta, dimostrando dopo tre mesi di indagini, che in realta’ Dino era ancora vivo. Semplicemente, il radiocollare aveva smesso di funzionare.

IL GOVERNATORE ZAIA SCANDALIZZATO, LEGAMBIENTE PROTESTA

“Immagino che molti di voi si ricorderanno l’orso Dino, il plantigrade vagabondo. Beh, e’ morto: e’ stato ucciso da un cacciatore. Siamo con tutti quelli che hanno visto nell’epopea di Dino un simbolo di liberta'” ha scritto sul suo profilo Facebook il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. “E’ scandaloso _ ha aggiunto _ che in giro per il mondo ci siano ancora persone che cacciano questo animale per mangiarselo”. 

Quella dell’abbattimento dell’orso Dino e’ “una triste vicenda che testimonia ancora una volta quanto in Europa sia ancora lunga la strada per la tutela della biodiversita'”. Cosi’ Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette e biodiversita’ di Legambiente, commenta l’uccisione dell’orso Dino.  “C’e’ un’Europa che finanzia la tutela della fauna selvatica e un’altra che abbatte senza troppi problemi esemplari delle specie protette”, aggiunge l’ambientalista, secondo il quale “e’ ormai urgente trovare soluzioni comuni a livello europeo su questioni che non sono poi cosi’ complicate, come appunto non e’ complicato la gestione di un orso”.