EPR in Finlandia: i sistemi di controllo mai autorizzati
Mentre in Italia sta per essere approvato il DDL 1195 che contiene una via “sovietica” al nucleare, che dovrebbe consentire la posa del primo EPR entro la legislatura, vale la pena aggiornare la situazione del cantiere di Olkiluoto in Finlandia.
Si tratta, com’è noto del primo cantiere aperto per la costruzione dell’EPR (European Pressiruzed Reactor) costruito dalla francese AREVA – società quasi interamente pubblica – per conto dell’azienda finlandese TVO.
Ieri la televisione finlandese ha dato notizia di una lettera dell’agenzia di sicurezza nucleare STUK ad AREVA, in cui molto polemicamente si accusa il costruttore francese di non aver corretto ovvi errori di progettazione che riguardano il sistema di automazione e controllo del reattore.
Nella lettera il direttore generale della STUK, solleva una seria mancanza di professionalità nella costruzione del reattore sottolineando “la mancanza di conoscenze professionali” dei rappresentanti di AREVA che “impedisce di fare progressi” con la conseguenza che “ovvi errori di progettazione non sono stati corretti”. Secondo la lettera, STUK sta ancora aspettando che AREVA fornisca “un progetto adeguato, che soddisfi i principi basilari della sicurezza nucleare”.
E’ ben noto che questi sistemi automatici sono uno dei principali pilastri della sicurezza nucleare e il fatto che questi non fossero adeguato era già stato denunciato da Greenpeace nel 2005, l’anno in cui fu concessa l’autorizzazione.
E’ possibile consultare qui il testo originale della lettera inviata dalla STUK ad AREVA.
Se le perdite economiche accertate sono già salite a 1,7 miliardi di euro sui 3,2 previsti a budget e se il consorzio industriale Elfi prevede un maggior costo del contratto di acquisto dell’elettricità di 3,5 miliardi di euro, è utile ricordare che AREVA e l’azienda TVO si rinfacciano a vicenda le responsabilità dei ritardi, chiedendosi danni per oltre 2 miliardi di euro l’una all’altra.
In questo edificante quadretto del “nucleare di ultima generazione” emerge però una verità che rende assai grave la vicenda: se STUK aveva già riscontrato lo scorso agosto oltre 2.100 “non conformità” tra il progetto approvato e la sua realizzazione in cantiere, la lettera inviata lo a dicembre riguarda non la realizzazione ma il progetto stesso in una componente essenziale del reattore. L’EPR in costruzione è a tutti gli effetti un prototipo che però viene già “venduto” come esistente e perfettamente sicuro, cosa che non è. L’autorizzazione alla costruzione va revocata, questa la richiesta di Greenpeace.
Tra le 2.100 “non conformità” ce ne sono alcune molto gravi che riguardano le saldature del circuito primario, la qualità del cemento nella base del reattore, la qualità del contenimento interno al reattore. Una scheda riepiloga alcune delle questioni principali.
In ultimo, ma non meno importante, va ricordato come i documenti resi noti da Greenpeace in Francia nel 2006, il guscio dell’EPR non reggerebbe a un incidente aereo con un jumbo jet di ultima generazione.
EDF, nel frattempo, non aveva altro di meglio da fare che sguinzagliare le sue spie informatiche contro l’associazione ambientalista in Francia, Regno Unito, Spagna e Belgio.
Una domanda sorge spontanea: se tutto questo sta accadendo nella civilissima Finlandia e nella patria della democrazia che è la Francia, cosa mai accadrà nella nostra Italia? Questa è la tecnologia su cui ha deciso di puntare il nostro Paese, pur in via non esclusiva. Sarebbe bello che questi elementi di informazione circolassero un po’ di più.