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Io so: Profondo Nero.

23 marzo 2009 0 commenti
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Finalmente, mi sono detta quando ho saputo dell'uscita di questo libro. Finalmente.

Molti di voi sanno quanto ammiro Enrico Mattei, che senza essere un politico era uno degli ultimi "statisti" che ha prodotto questo sventurato Paese. Uomo di pochi scrupoli e grandi capacità, fiuto e intelligenza, che ha saputo mettere al servizio delle necessità del popolo italiano e dell'azienda che dirigeva, l'ENI. Mattei credeva che l'ENI esistesse al solo scopo di portare energia all'Italia, con ogni mezzo, anche quelli al limite del lecito. Un carattere, scusate il paragone, un po' alla Oskar Schindler.

Ufficialmente morto in un "incidente" aereo, il suo assassinio è stata una terribile disgrazia che ha colpito tutti per anni, forse per decenni. Chi si interessa di cose petrolifere più volte si sorprende a dire a se stesso "Ah, se ci fosse ancora Mattei...".

Così come chi assiste impotente allo scempio che si è fatto della cultura italiana, della libertà di stampa, della democrazia parlamentare, si sorprende spesso a pensare "Ah, se ci fosse ancora Pasolini...". Pasolini si scandalizzava della politica degli anni '70: cosa direbbe ora? Come saprebbe analizzare il contesto "civile" in cui ci troviamo impantanati ormai da vent'anni?

Profondo Nero, il libro di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, per i tipi di Chiarelettere, fa quello che si sarebbe dovuto fare da tempo: raccontarci finalmente il filo nero che unisce l'omicidio Mattei con l'omicidio Pasolini. Un filo nero legato a una lupara bianca, ovvero la scomparsa del poco conosciuto ma coraggioso giornalista siciliano Mauro De Mauro. Sia De Mauro che Pasolini avevano avuto l'ardire di non accontentarsi della versione ufficiale, quella che voleva Mattei vittima di un banale incidente, ma erano andati ad indagare, a ricostruire, a ficcare il naso là dove la storia non convinceva. De Mauro lo faceva per il regista Rosi, che preparava Il caso Mattei, Pasolini per il suo ultimo romanzo intitolato appunto Petrolio.

Ed entrambi avevano scoperto qualcosa di scottante, che coinvolgeva quello che divenne poi Presidente dell'ENI: Eugenio Cefis. Uomo potentissimo, che tesseva oscure trame in compagnia di altri oscuri, da Cuccia alla P2. Ma furono uccisi prima di poterlo raccontare.

Profondo Nero, curato come un saggio e appassionante come un romanzo, è uno di quei libri che dispiace finire. All'ultimo capitolo vien voglia di gridare "Ancora, ancora!", vogliamo saperne di più, vogliamo sapere tutto il resto! Ma tutto il resto, forse, non si saprà mai. Se lo sono portato via Mauro e Pier Paolo, sotto un pilone dell'autostrada e sulla spiaggia di Torvajanica.

 

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