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Sul sentiero della Tigre

21 gennaio 2011 0 commenti

Per chiudere un personale addio all’anno della biodiversità mi sono regalata un viaggio in India per catturare lo sguardo delle ultime tigri e per potere, in tutta sincerità, dire “l’ho vista”.

Ebbene si l’ho vista, come meglio non avrei potuto: camminava come tutti noi avremmo fatto in un bosco pieno di spine e di cespugli impenetrabili, sul comodissimo e caldo asfalto.  E ci veniva talmente tranquillamente incontro che l’autista della jeep scoperta, molto più cosciente dell’agilità e delle capacità di questi incredibili felini, ha immediatamente innescato la retromarcia in una piccola fuga un po’ imbarazzante. Imbarazzante soprattutto perché la tigre ha continuato ad ignorare la nostra presenza per tutto il tempo dell’incontro. Era una delle 4 tigri del parco di Sariska (Jaipur): una fortuna incredibile averla incontrata. E’ stato però anche un groppo alla gola: un animale meraviglioso, padrone del suo spazio, sicuro della sua superiorità, sereno nella sua foresta, inconsapevole sicuramente di essere un’icona di un mondo di biodiversità che se ne sta andando, perdendo per primi i suoi affascinanti “generali”. Viene così decapitata una piramide di relazioni, di equilibri, di connessioni. Se ne vanno i grandi carnivori, colpevoli in India di aver bisogno di territori estesi per cacciare, quelli stessi territorio e quelle risorse indispensabile per una popolazione di 1.300.000.000 persone in esplosione demografica. Non si tratta solo delle poche migliaia di tigri rimaste in tutta l’eurasia, ma anche di leoni (in tutta l’india sono rimasti 411 leoni asiatici) leopardi, caracal e di tante specie di altri incredibili carnivori come il leopardo delle nevi o le tante specie di gatti selvatici.

Panthera tigris tigris - © Martin Harvey / WWF-Canon

Panthera tigris tigris - © Martin Harvey / WWF-Canon

Il dramma non è però tutto qui: insieme ai carnivori grandi e carismatici se  ne vanno pezzetti grandi e piccoli di natura indiana: boschi, boscaglie, savane, paludi. Al loro posto si espande con un ritmo inquietante uno strato di manufatti destrutturati e di rifiuti. Si, se proprio vogliamo dirlo l’India  è quell’incredibile paese dove le tigri si estinguono  e la plastica si accumula. Uno strato di buste, sacchi, sacchetti, copertoni, barattoli, teli, contenitori di ogni tipo e di ogni colore accompagna le strade e si raccoglie intorno alle aree protette, aggiungendo alla povertà un bizzarro tono di degrado variopinto.

Ma se prima di entrare nei parchi ti fermi a parlare con la gente, ti immergi nel sorriso di quei bambini che  non hanno niente altro che la spazzatura, fondamentale per costruire i loro piccolini aquiloni e le loro capanne, se guardi con attenzione a quanta serenità c’è dietro queste piccole e grandi comunità allora ti passa l’inquietudine e ti sembra che tutto sia possibile. Possibile che i meravigliosi animali indiani condividano il territorio con un miliardo e trecento milioni di persone. Ti sembra che ce la si può fare. Ti sembra che tigri, leoni, leopardi non siano spacciati, e che un popolo così spirituale e meraviglioso farà di tutto per salvarle perché ognuna di quelle tigri, ogni leopardo, ogni sciacallo è un nostro fratello che ci accompagna nell’eterna ruota della vita.

Ecco, voglio iniziare il nuovo anno con questa speranza.

Isabella Pratesi