Auto elettrica: fra realtà e mistificazione
Il giorno 8 settembre 2010, a Roma, L’Energia Spiegata: Festival dell’Energia, struttura che da alcuni anni organizza fiere e dibattiti sull’energia, presenta un tavola rotonda dal titolo: “Città verdi e auto elettrica: una rivoluzione già in atto”. Nell’invito che mi è giunto alcuni giorni fa si legge: “2010: la mobilità è sostenibile. L’auto elettrica è una realtà, ma occorre avviare e consolidare un processo virtuoso di sviluppo delle reti di ricarica e delle infrastrutture necessarie, con la cooperazione delle istituzioni, delle utility e delle case automobilistiche. Una tavola rotonda su uno dei temi più attuali nel processo di rivoluzione green delle aree urbane e della mobilità”.
Alla tavola rotonda partecipano esponenti della Renault, e di società elettriche come A2A, Enel, Sorgenia, Feder-utility, ANCI, Ministero dell’Ambiente, ecc. Di fronte a questa iniziativa, un cittadino comune, senza particolari conoscenze in materia di energia e di inquinamento, esclamerebbe: finalmente!
Purtroppo, chi come me suo malgrado si occupa scientificamente di energia da qualche decennio, ci legge l’ennesima mistificazione tipicamente italiana ottimamente costruita per ingannare il pubblico inesperto e realizzare i propri affari da parte di settori produttivi che anziché fare vera innovazione, innovano solo le loro strategie di comunicazione. Ricordo che qualche anno fa, in una riunione presso quello che allora si chiamava Ministero dell’Industria, un esponente dell’ENEA affermò che l’energia elettrica è a zero emissioni; io gli feci notare che, sebbene dalle prese di casa non fuoriesce alcun gas, se si va all’altro capo del filo, dopo diversi chilometri si trova il camino di una centrale termoelettrica. Questa semplice storia che anche il meno bravo studente di scuola superiore conosce, non solo nella suddetta tavola rotonda, ma nelle pagine auto e motori dei principali quotidiani che continuano da anni a fare una martellante propaganda all’auto elettrica come auto ecologica, non è conosciuta, per ignoranza o per malafede poco importa.
Se è vero che un classico motore a benzina ha un rendimento di circa il 28%, un motore diesel di circa il 33% e un motore elettrico può raggiungere un rendimento del 90%, non dobbiamo dimenticare che il 96,3% dell’energia elettrica italiana viene prodotta da fonti fossili con un rendimento medio di circa il 40%, e che il 12,6% dell’elettricità prodotta viene utilizzata per servizi ausiliari del sistema e dispersa nella rete elettrica (dati AEEG 2008); a ciò va aggiunto che nell’operazione di carica/scarica delle batterie elettriche si perde un altro 15-25% di elettricità (a seconda del tipo di batteria). Da tutto ciò risulta che il rendimento reale dell’auto elettrica è pari a circa il 25,5%. Quindi, a meno che non si pensi di caricare le auto elettriche con l’energia di un fulmine, come nel divertente film “Ritorno al futuro”, l’auto elettrica non è un auto ecologica, e lo sarà solo quando le aziende elettriche presenti alla tavola rotonda smetteranno di pensare a carbone e nucleare e si dedicheranno alla produzione di elettricità da fonti pulite e rinnovabili.
Fino ad allora sarà solo propaganda per sfruttare l’enorme surplus di potenza installata ed inutilizzata esistente in Italia, cioè aumentare gli sprechi di elettricità aumentando inquinamento, danni ambientali ed effetto serra. Infatti le regole del mercato dell’energia fanno sì che chiunque sia in grado di produrre elettricità ad un costo inferiore a quello medio, anche di un solo centesimo, costringerà alla fermata centrali già esistenti, anche se appena costruite. Ciò ha portato l’Italia ad avere una potenza installata (103.281 MW nel 2009) superiore dell’82% al picco massimo di richiesta mai raggiunto (56.822 MW raggiunto il 18/12/2007). Ovviamente chi resta fermo farà di tutto per far aumentare sprechi e consumi per poter tornare a vendere la sua energia; e tutto questo avviene in un paese che ha sottoscritto precisi obblighi comunitari di aumentare la propria efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas-serra che stanno pericolosamente modificando il clima planetario.
L’utopia che vi propongo è che in Italia chi ha responsabilità economiche, imprenditoriali, abbia un briciolo di onestà intellettuale per distinguere il profitto fine a sé stesso dal profitto finalizzato al bene comune, e che certi giornalisti, volendo credere alla loro buona fede, si informino prima di scrivere su questioni tecniche delicate.
Alla prossima utopia